Diana Bianchedi, ex schermitrice si candida alla guida del Comitato Olimpico Italiano, un ruolo che finora nessuna donna ha ricoperto. Due ori olimpici nel fioretto a squadre, una laurea in medicina e un lungo impegno istituzionale da vicepresidente del Coni a soli trent’anni. Ma nell’intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport Bianchedi sottolinea un talento che va oltre il genere.
“Sì, mi sento pronta a guidare il Coni”. Parole cariche di determinazione e consapevolezza, con cui Diana Bianchedi parla apertamente della sua esperienza, del nuovo protagonismo femminile nello sport e del futuro del Comitato Olimpico Italiano.
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Diana Bianchedi e la parità di genere
“Mi dispiacerebbe sapere di essere stata scelta perché donna. Preferirei essere la prima campionessa olimpica donna presidente del Coni: non ho meriti per essere una femmina, mentre per quegli ori ho faticato tanto, così come per laurearmi in Medicina mentre facevo i Giochi o aver fatto due figli mentre ero vicepresidente del Coni, senza saltare mai una Giunta”.
Una dichiarazione che riflette come la valorizzazione del talento femminile non deve mai ridursi a una scelta simbolica, ma attraverso il riconoscimento delle competenze, della dedizione e dei risultati ottenuti. Il genere non deve essere una scorciatoia né un ostacolo, ma una delle tante sfumature dell’identità di chi ha lottato, vinto e dimostrato il proprio valore, dentro e fuori il campo.
Lo sport sta cambiando e le donne sono sempre più protagoniste. “Ai Giochi di Los Angeles 2028 ci saranno più donne che uomini”, sottolinea Bianchedi, facendo leva sul fatto che questo risultato sia frutto di un lungo percorso iniziato con l’Olimpiade “gender balance” di Parigi e proseguito fino al sorpasso storico.
“Sono state cambiate le regole, il numero delle discipline femminili è aumentato. Le Olimpiadi invernali in questo senso sono un filo diretto, e con il 47% di atlete, i Giochi di Milano Cortina saranno quelli che più si sono avvicinati alla parità” aggiunge Bianchedi con soddisfazione.
Un cambiamento reale e concreto, che non cancella le differenze, ma lavora per rimuovere gli ostacoli. Anche per questo, la possibile elezione di una donna alla guida del Coni avrebbe un valore simbolico fortissimo, ma solo se accompagnato dal pieno riconoscimento del merito.
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