Diabolik: ergastolo per il killer, ma non è stato riconosciuto il metodo mafioso

La Corte d'Assise ha condannato all'ergastolo Raul Esteban Calderon, accusato di aver ucciso Diabolik ad agosto 2019; non è stato però riconosciuto il metodo mafioso

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La Corte d’Assise di Roma ha stabilito il massimo della pena per Raul Esteban Calderon, accusato di aver ucciso Diabolik, Fabrizio Piscitelli. I fatti risalgono all’agosto 2019, lui era un rinomato ultras della Lazio. Per il killer, però, non è stato riconosciuto il metodo mafioso.

L’omicidio era avvenuto nel Parco degli Acquedotti il 7 agosto del 2019. Mentre Piscitelli stava aspettando qualcuno, il killer gli ha sparato con un colpo alla testa, ammazzandolo sul colpo. Da allora sono partite una serie di indagini e fatale è stata la confessione della moglie di Calderon, Rina Bussone, che ha testimoniato contro il marito.

Gli avvenimenti di agosto 2019 e la morte di Diabolik

La vicenda di Diabolik parte da molto lontano, un intreccio legato agli ultras e alla mafia romana, su cui la polizia indaga da tanto tempo. L’omicidio di Piscitelli ha origini da una cena che si è svolta a Ostia, tra clan, pare che, per paura che potesse pestare i piedi ad altri, sia stato “fatto fuori“.

Diabolik, quel 7 agosto, si era recato al Parco degli Acquedotti per incontrare qualcuno, forse una trappola, proprio di lì il suo killer (le accuse ricadono su Calderon), vestito da corridore, con un solo colpo ha sparato ed ucciso Fabrizio Piscitelli. Da allora è partita la caccia al colpevole, poi la svolta c’è stata grazie alla testimonianza della moglie di chi ha puntato la pistola: la signora Rina Bussone.

E’ stata lei, dopo aver scoperto alcuni tradimenti del marito, Raul Esteban Calderon, ad incastrarlo, consegnando alla polizia una serie di prove che hanno poi inchiodato l’assassino.

Per questo oggi, dopo due anni di udienze, la Corte d’Assise ha stabilito l’ergastolo per Calderon, ma nell’assassinio di Diabolik, non ha riconosciuto “il metodo mafioso”.

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