Danilo Coppola, l’immobiliarista latitante è stato arrestato a Dubai

Coppola era già un nome noto alla alle cronache giudiziarie e finanziarie. Da latitante non ha mai smesso di usare i social, postando dei video dove si proclamava innocente e attaccava i magistrati di Roma e Milano

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Danilo Coppola, immobiliarista romano e latitante è stato arrestato a Dubai per una condanna definitiva per bancarotta. Era scomparso dai radar, da quando la Procura di Milano aveva emesso nel 2022 nei suoi confronti un mandato di arresto internazionale.

Processo per il Gruppo Immobiliare 2004

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DANILO COPPOLA DAVIDE SANGIORGIO AVVOCATO DIFENSORE PORTA VITTORIA SPA

Il processo in questione è quello per il Gruppo Immobiliare 2004 e delle società Mib Prima e Porta Vittoria, terminato con la sua condanna a 7 anni di reclusione inflitta il 17 luglio 2020, diventata definitiva. Il pm Adriana Blasco aveva firmato il mandato d’arresto internazionale dopo l’ordine di carcerazione e dopo il verbale di “vane ricerche” sul territorio italiano.

Danilo Coppola, l’arresto

Gli investigatori sono riusciti a individuare la sua posizione. Era a Dubai e proprio qui è scattato l’arresto a cui è seguita la richiesta di estradizione verso l’Italia. Prima degli Emirati Arabi Danilo Coppola si trovava in Svizzera, dove si recava per curare i suoi problemi di salute. Le autorità elvetiche non hanno permesso che l’immobiliarista rientrasse in Italia in relazione ad un’ordinanza di custodia in carcere per un altro procedimento per tentata estorsione sul caso Prelios.

Nel periodo della latitanza Coppola non ha mai smesso di postare video sui social, inveendo contro i magistrati di Roma e Milano per le accuse, proclamandosi sempre innocente.

i precedenti

Il nome Coppola, fa sapere il Fatto Quotidiano, non era nuovo alle cronache giudiziarie e finanziarie: noto per la calda estate dei “furbetti del quartierino“, con la scalata alla Banca Nazionale del Lavoro e per l’inchiesta romana che nel 2007 lo aveva portato in carcere per associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta, riciclaggio, falso e appropriazione indebita. Da queste imputazioni era stato assolto in appello nel 2013, dopo la condanna a sei anni in primo grado. Non solo, tre anni dopo, a Roma, era stato condannato a nove anni per la bancarotta fraudolenta che interessava un altro gruppo di società.

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