Il presidente egiziano Al-Sisi ha annunciato che verrà concessa la “grazia presidenziale”, a Patrick Zaki, il ricercatore dell’Università di Bologna che ieri era stato condannato a tre anni.
Zaki libero: “Voglio tornare a Bologna”
Patrick Zaki all’Ansa spera di arrivare in Italia tra due giorni. “Dal primo giorno in cui sono uscito ho detto che volevo tornare a Bologna: voglio tornare il prima possibile. Ora il processo è finito e sento che ho il diritto di tornare a vedere i miei colleghi, di presentarmi per ritirare la laurea, di condurre una vita normale a Bologna e spero che questo accada nei prossimi due giorni, tornando in Italia dopo diversi anni di assenza” afferma.
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Zaki è libero, l’abbraccio con la mamma
Patrick Zaki è stato appena liberato. Sopo aver stretto la mano a un uomo della sicurezza, il ricercatore ha abbracciato forte per vari secondi la madre Hala, poi la fidanzata Reny Iskander, la sorella Marise e il padre George.
Zaki, la madre: “Esce fra un po’, non nel pomeriggio”
La madre di Patrick Zaki, parlando all’ANSA all’esterno della Direzione di polizia di Nuova Mansura, ha affermato di prevedere che il figlio venga rilasciato “fra un po’” e direttamente da questo edificio senza ulteriori passaggi procedurali né a Gamasa né a Mansura.
La signora Hala Sobhy ha dato l’impressione di escludere l’informazione che il rilascio avvenga nel pomeriggio. La donna è con George, il padre di Patrick, entrambi in attesa in piedi accanto ad alcune auto.
Alla domanda dell’ANSA “a che ora sarà rilasciato?”, ha risposto: “la polizia non ha detto con esattezza a che ora sarà rilasciato, ma tra poco – mezz’ora, un’ora. Naturalmente siamo molto felici. La situazione è cambiata di 180 gradi, grazie a Dio”, ha aggiunto la mamma di Zaki.
Zaki: fonti escludono che sia rilasciato già alle 8:00
Una fonte giornalistica egiziana ha rivelato che un poliziotto ha escluso che Patrick Zaki possa essere rilasciato già questa mattina alle 9:00 ora locale (le 8:00 in Italia) come invece era stato previsto ieri dall’attivista politico Khaled Ali.
La fonte, confermando che Zaki è nella Direzione di polizia di Nuova Mansura, sulla costa del delta del Nilo, ha ricordato che in genere i detenuti vengono rilasciati “a fine giornata”, quindi nel pomeriggio.
Sempre secondo il poliziotto, per il ricercatore sarebbe previsto un primo trasferimento in cellulare nella vicina, a circa 10 km, Gamasa (località traslitterabile anche in Gamasaa, a ovest di Damietta) e poi a un commissariato di Mansura (circa 60 km a sud) dove verrebbe rilasciato.
Zaki esce dal commissariato domattina alle 8:00
Patrick sarà rilasciato domani mattina alle 9, ora locale egiziana, le 8 in Italia. A riferirlo, Khaled Ali, un noto avvocato e attivista politico, ex-candidato alle presidenziali egiziane, contattato per telefono dall’ANSA.
A pubblicare la notizia anche La Gazzetta ufficiale: Patrick George Zaki e Mohamed el Baqer saranno rilasciati domani alle 9 del mattino“, ha detto Khaled, fra l’altro presidente della ong “Centro egiziano per i diritti sociali ed economici” (Ecesr).
L’attivista ha pubblicato su Facebook il decreto presidenziale, sul quale ci sono i loro nomi, più quelli di altre due persone.
La sentenza definitiva inappellabile del Tribunale di Mansura era arrivata martedì 18 luglio: “Patrick Zaki è stato condannato a 3 anni di carcere“, di cui 22 mesi già scontati precedentemente. La vicenda ha scosso i familiari e tutti coloro che oltre che tutti coloro che confidavano nella sua assoluzione. Non è il verdetto in cui si sperava.
Al termine dell’udienza, infatti, le grida della madre e della sorella che lo aspettavano all’esterno non si sono fatte attendere, ma anche la pronta reazione di Amnesty International Italia, che ha seguito da vicino la vicenda con la campagna “Free Patrick Zaki”.
Zaki, le grida della madre e la protesta di Amnesty International
“Mio Dio me l’hanno preso, mio Dio me l’hanno preso” è la frase che la madre di Patrick Zaki ha continuato a ripetere disperata una volta emessa la condanna, mentre poteva solo scorgere il figlio allontanarsi dal tribunale, dove è stato direttamente arrestato al termine dell’udienza. Nei propri profili social Amnesty International Italia non ha tardato a esprimere il suo dissenso riguardo la sentenza: “Il peggiore degli scenari possibili. Patrick Zaki condannato a tre anni”.
Il portavoce dell’associazione, Riccardo Noury, ha poi parlato a SkyTg24: “Non sappiamo dove sia e è possibile che questa notte la passi in carcere. Zaki è una persona buona, condannata per aver pubblicato una ricerca sulla discriminazione della sua comunità. Il governo deve intervenire, mi aspetto che arrivi un comunicato di protesta per il verdetto”.
L’associazione ha anche organizzato un presidio in Piazza del Nettuno a Bologna, dove ha sede l’università che frequentava Patrick Zaki. Nel pomeriggio di martedì, quindi, i bolognesi sono scesi in piazza per contestare attivamente la condanna riservata al giovane ricercatore.
Condanna Zaki, Meloni: “Abbiamo fiducia”
Nonostante la mobilitazione e le proteste abbiano contribuito in passato alla scarcerazione di Zaki, che non è mai comunque potuto uscire dall’Egitto in attesa della sentenza, la situazione al momento è delicata. Al momento, solo il governo egiziano ha nelle mani le sorti del ragazzo, per questo è necessario non creare dissapori e non esagerare coi toni delle proteste.
I rapporti tra Abdel Fattah Al Sisi, presidente della Repubblica egiziana, e l’Italia sono buoni e la migliore speranza per liberare Patrick Zaki risiede nella diplomazia. La premier Giorgia Meloni si è già espressa fiduciosa a tal proposito: “L’impegno per una soluzione positiva del caso non è mai cessato, continua, e abbiamo ancora fiducia”.
Ottimismo arriva anche dal segretario del Comitato per i diritti umani della Camera dei deputati egiziana, Mohamad Abdelaziz, che, tramite il proprio profilo Facebook, ha fatto sapere che si è riattivato il comitato per la grazia presidenziale: “Abbiamo ricevuto rassicurazioni sul Zaki, percepiamo uno spirito positivo e confidiamo nella volontà del presidente di usare il suo potere per creare un clima democratico per il dialogo nazionale”.
Dal carcere in Italia all’annullamento: le possibili soluzioni
Un possibile risvolto della vicenda nasce dalla proposta dell’Italia, già recapitata al governo egiziano tramite i canali diplomatici, di far scontare a Zaki i 14 mesi di carcere in Italia. Quello che è certo, comunque, è che sia l’Italia, sia i legali del ragazzo stanno lavorando senza sosta. Quest’ultimi, in particolare, hanno comunicato tramite l’ANSA di voler far appello ad un caso precedente, quello di Ahmed Samir Santawy, ricercatore a Vienna, a cui era stata annullata la sentenza.
Per quanto riguarda, invece, il lavoro diplomatico italiano, si confida soprattutto in Bassam Rady, ambasciatore del Cairo a Roma che è già stato portavoce di Al-Sisi, che sarebbe molto influente e ascoltato dal presidente egiziano.
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