Colera, paura e agitazione per sospetto caso a Brescia: come riconoscere i sintomi

Il paziente è ora ricoverato in terapia intensiva e costantemente monitorato, vista la positività al "Vibrio Cholerae" emersa dalle sue analisi; resta da capire se questo ceppo produca o no l'enterotossina che scatena i sintomi della malattia

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Il viaggio di ritorno dalla Nigeria lo scorso 29 gennaio e la sera stessa i primi sintomi del colera hanno iniziato a palesarsi. Inizia così il racconto da incubo di un paziente ricoverato alla Fondazione Poliambulanza di Brescia, su cui i medici continuano a cercare di fare chiarezza per avere una diagnosi sicuri. Al momento non si hanno notizie sulla sua identità o sul suo stato di salute, ma le autorità bresciane hanno voluto rassicurare la popolazione.

Si tratta di un caso isolato e tutti i suoi contatti sono già stati avvertiti. Resta però la paura che un singolo uomo, il possibile paziente zero, possa creare una epidemia in città, costringendo la popolazione a rivivere i ricordi traumatizzanti dell’era Covid. Sembrerebbe che il paziente si trovi ora ricoverato in terapia intensiva e costantemente monitorato, vista la positività al “Vibrio Cholerae” emersa dalle sue analisi.

Resta da comprendere però se questo ceppo di colera presente nel corpo del paziente possa effettivamente produrre l’enterotossina che è responsabile dei famigerati sintomi di questa terribile malattia. Nel caso in cui il paziente inizi a manifestare la grave diarrea la situazione potrebbe assumere una cornice del tutto diversa. Comunque, nel caso in cui la malattia venisse confermata, l’ospedale bresciano ha già predisposto le procedure per il contenimento della malattia. Sono stati quindi informati l’Istituto superiore di sanità e il ministero della Salute, con cui la Regione Lombardia e l’Ats (Agenzia tutela della salute) di Brescia rimangono continuamente in contatto.

Quali sono i sintomi del colera?

Secondo quanto riportato dall’Istituto superiore della Sanità, il periodo d’incubazione del colera può variare tra le 24 e le 72 ore, fino ad arrivare anche a cinque giorni. Le tempistiche, infatti, possono cambiare a seconda della quantità di batteri ingeriti. Il sintomo prevalente, quando questi si presentano, è la diarrea continuativa, che porta il paziente a debilitarsi e in alcuni casi alla morte. Il 75% degli infetti, però, non sviluppa sintomi. Chi invece li manifesta, spesso li ha in forma piuttosto leggera. In alcuni casi, la malattia può presentarsi anche con febbre, vomito e crampi.

Nel caso in cui si dovesse contrarre il colera, l’Iss raccomanda di procedere con una costante reintegrazione dei liquidi e dei sali persi, così da evitare che il proprio corpo vada in shock. Con un’adeguata idratazione, nei casi più gravi anche attraverso un accesso venoso, solamente l’1% dei contagiati giunge al decesso. L’uso di antibiotici può favorire il decorso della malattia o ridurre i sintomi, ma questi vengono utilizzati solamente per pazienti anziani o facenti parte delle fasce più deboli della popolazione.

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