La Sala Matteotti di Palazzo Theodoli Bianchelli, alla Camera dei deputati, ha ospitato un importante momento di confronto tra istituzioni, magistratura e mondo accademico, sulle tematiche legate alla normativa antimafia, ai sequestri e alle confische di beni, e sui modelli organizzativi e di controllo giudiziario previsti dalla legislazione vigente.
Il convengo, dal titolo “Codice Antimafia: Rapporto tra sequestri, confische e applicazioni ex art. 94-bis CAM. Modelli organizzativi e controllo giudiziario ex art. 34 e 34-bis CAM“, è stato organizzato dagli avvocati Antonio Circosta e Angela Maenza e dal Dott. Maurizio Celona ed ha riscontrato un grande successo, vista l’ampia partecipazione e il vivace dibattito nato tra gli esperti del settore, i magistrati e gli accademici presenti. L’avvocato Angela Maenza si è poi mossa oggi con esponenti politici al fine di dare seguito ad un confronto che possa prendere in considerazione la modifica della legge.
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L’incontro si è aperto con i saluti istituzionali del presidente della Delegazione Parlamentare Italiana Nato Pa, Lorenzo Cesa, ed è proseguito con l’introduzione curata dal presidente della Commissione Antimafia, Chiara Colosimo, e di Stefania Marino, membro della Commissione Bicamerale Agromafie. Tra i relatori di spicco, figurano il procuratore Nazionale Antimafia, Giovanni Melillo, la presidente Enav, Alessandra Bruni, e il presidente ATAC, Giovanni Mottura.
Numerose le personalità autorevoli che hanno preso parte al convegno, tra cui il prefetto di Roma, Lamberto Giannini, il procuratore della Repubblica- DDA Caltanissetta, Salvatore De Luca, il procuratore aggiunto – DDA Catania, Santi Roberto Condorelli, il Presidente della Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, Dottoressa Natina Pratticò, il Presidente Osservatorio Beni confiscati ed ex Presidente Sezione Misure di Prevenzione Roma, Guglielmo Muntoni, e l’Amministratore Giudiziario, avvocato Antonio Circosta.
Nel corso dell’evento, i relatori hanno sottolineato l’importanza della sinergia tra enti pubblici e privati, necessaria a garantire un’applicazione efficace della normativa antimafia, da unire ad aggiornamenti legislativi e un maggiore coordinamento tra le autorità competenti.
Tale importanza è stata chiarita ai margini dell’evento dall’avvocato Antonio Circosta, che ai microfoni de Il Difforme, ha sottolineato come l’attuale sistema normativo italiano contenga strumenti di prevenzione e controllo per contrastare le infiltrazioni mafiose nel settore economico. Eppure, questo potrebbe essere reso più efficace attraverso “un rafforzamento normativo con l’introduzione di misure più incisive“.
In questo senso, quindi, un sistema più rigido potrebbe “ridurre le infiltrazioni criminali nell’economia legale attraverso un controllo più stringente, sanzioni più dure e un approccio più proattivo nella prevenzione“. Nello specifico, Circosta individua nell’inasprimento delle misure di controllo sulle aziende sospette una possibile modalità di azione. L’avvocato ha infatti spiegato che al momento “il controllo giudiziario viene applicato quando esiste una forma di agevolazione occasionale delle attività criminali“, mentre una riforma potrebbe permetterne l’applicazione “anche in presenza di sospetti fondati“, senza dover quindi attendere l’effettivo riscontro di un’agevolazione.
Inoltre, l’Amministratore Giudiziario ha evidenziato come alcuni settori, quali l’edilizia, la logistica o la gestione rifiuti, che sono “particolarmente esposti al rischio di infiltrazioni“, possano essere obbligati ad adottare un “compliance program forzato, che preveda verifiche periodiche e certificazioni obbligatorie rilasciate da enti indipendenti“. Circosta ha infatti posto in rilievo come la compliance aziendale sia fondamentale nella prevenzione delle infiltrazioni mafiose, perché “attraverso protocolli di legalità e sistemi di controllo interno, è possibile monitorare le attività aziendali, ridurre i rischi legali e di reputazione e garantire una gestione trasparente“.
Inoltre, secondo l’avvocato, potrebbe rivelarsi utile una “revisione delle modalità di sequestro e confisca“, attraverso l’introduzione di una “confisca progressiva, che permetta alle società di continuare ad operare sotto monitoraggio, garantendo la tutela dei lavoratori e la bonifica graduale dell’azienda“, e della nomina di “amministratori giudiziari con maggiori poteri operativi, che abbiano quindi maggiore autonomia nelle scelte strategiche per il risanamento dell’azienda“.
Non andrebbe trascurata, poi, la creazione di una “Agenzia Nazionale per il Controllo delle Infiltrazioni Mafiose“, ovvero un organismo di coordinamento specializzato che abbia “poteri di vigilanza e coordinamento tra magistratura, prefetture e forze dell’ordine, con accesso ad una banca dati unica sulle interdittive antimafia, al fine di rendere più semplice il tracciamento di soggetti e imprese legate a organizzazioni criminali“.
Un ulteriore forma di irrigidimento del sistema di prevenzione delle infiltrazioni mafiose nelle aziende potrebbe essere individuata secondo l’avvocato Circosta nell’adozione di “sanzioni economiche più severe e della revoca immediata delle autorizzazioni pubbliche” nei confronti di imprese che non adottano modelli di prevenzione adeguati o che risultano coinvolte in attività criminali. In ultimo, dovrebbe essere prevista anche una “responsabilità penale aggravata per i dirigenti che non implementano misure di prevenzione adeguate, così da renderli direttamente perseguibili per negligenza o connivenza con il fenomeno mafioso“.
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