Clima, nei prossimi 25 anni il riscaldamento globale ci costerà un occhio della testa

Lo confermerebbe uno studio realizzato dall'Istituto tedesco Potsdam, che ha analizzato i costi e le conseguenze del cambiamento climatico negli scorsi 40 anni per comprendere quale sarà la sua evoluzione economica nel futuro

Redazione
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A pochi giorni dalla terribile alluvione che ha colpito la Spagna, si sono riaccesi i riflettori sul cambiamento climatico e sui terribili effetti che questo porta con sé. Le decine di morti, le immagini delle devastazioni, delle strade che diventano fiumi e delle persone “intrappolate come topi“, per citare le parole di un sindaco di una cittadina spagnola, hanno terrorizzato il mondo intero, divenuto uno spettatore incapace di intervenire di fronte a tali devastazioni.

Il problema principale di fronte a questi fenomeni intensi è la mancanza di prevenzione, o meglio la tendenza dei Paesi ad intervenire solamente quando una situazione diviene un’emergenza, preferendo dover rimediare piuttosto che agire in anticipo. Così, secondo uno studio realizzato dall’Istituto tedesco Potsdam, si è giunti alla triste e amara consapevolezza che il riscaldamento globale nei prossimi 25 anni arriverà a costare 38mila miliardi di dollari.

Una cifra impressionante, figlia della disattenzione e del disinteresse dell’uomo, che continua a distruggere l’unica casa che ha mentre paga miliardi di dollari per spedire nello spazio sonde che possano trovarne un’altra. Piuttosto che salvare il nostro Pianeta si è ormai giunti alla consapevolezza di trovarne un altro abitabile, un rimpiazzo che tra qualche secolo sarà ridotto nelle condizioni in cui oggi si trova la nostra Terra.

Clima, la struttura dello studio di Potsdam

L’istituto tedesco è riuscito a recuperare questi dati grazie ad un sistema che è riuscito ad unire passato e futuro, con l’obiettivo di creare una stima di ciò che i prossimi decenni potranno riservare all’umanità. Ovviamente i conteggi seguono un percorso stabile che però tiene in considerazione anche le possibili accelerazioni che il riscaldamento globale potrebbe subire. Quindi, i ricercatori hanno dato il via al loro studio considerando che negli scorsi 40 anni il cambiamento climatico ha danneggiato circa 1600 regioni nel mondo.

Siccità Fiume Po
Siccità

Sulla base di questa consapevolezza è stato poi creato un modello che permettere di calcolare i danni futuri, provenienti dalla siccità, da eventi meteo estremi, da incendi che impattano su raccolti agricoli, sulla produttività del lavoro e sulle infrastrutture. I ricercatori hanno poi considerato che nel 2023 si sono verificate 142 catastrofi naturali che hanno provocato 108 miliardi di danni di perdite assicurate e 280 miliardi di danni totali e che nei primi sei mesi del 2024 le perdite sono state pari a 120 miliardi. Gli studiosi hanno poi tenuto in considerazione che i fenomeni climatici intensi dal 1994 sono aumentati con un ritmo del 5-7% annuo.

Clima, l’aumento costante delle emissioni di Co2

La ricerca dell’Istituto Potsdam ha poi posto l’attenzione sul fatto che al momento nessun Paese nel globo stia realmente prendendo in considerazione la questione, continuando a compiere azioni che potrebbero gravemente peggiorare la situazione climatica del Pianeta. Le emissioni globali di Co2, il principale gas serra, nel 2023 sono infatti aumentate dell’1,1% rispetto rispetto al 2022, poiché Usa ed Europa hanno tagliato le loro emissioni, rispettivamente del 7,4% e del 3%, ma Cina e India le hanno aumentate, dell’8,3% e del 4%.

Il quadro che è stato dipinto dai ricercatori tedeschi, quindi, sembrerebbe dimostrare il totale disinteressamento dell’uomo nei confronti del luogo in cui vive, unica casa che ha mai conosciuto e su cui può fare affidamento. Ad oggi, però, sembra sempre più evidente che le scelte sbagliate dell’uomo costeranno molto caro a coloro che vivranno i prossimi anni, a causa dell’aumento dei costi per le ricostruzioni e per le perdite che saranno causate proprio da quel cambiamento climatico che noi stessi abbiamo contribuito a creare.

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