La Corte Europea dei diritti dell’uomo (Cedu) ha condannato l’Italia per aver leso i diritti di un giovane detenuto. Si tratta di Simone Niort, nei confronti del quale lo Stato avrebbe commesso una violazione del diritto alla salute e alle cure mediche.
Niort soffre di disturbi di natura psichiatrica, ed è entrato in carcere 8 anni fa, all’età di 19 anni. Durante il periodo di permanenza nell’istituto penitenziario, secondo quanto riportato, avrebbe tentato il suicidio circa venti volte. Numerosi anche gli atti di autolesionismo, almeno 300, per i quali sono stati erogati oltre 100 provvedimenti disciplinari a carico del giovane.
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Secondo la corte di Strasburgo l’Italia, avendo mancato di tutelare i diritti fondamentali di Simone Niort, ha commesso una violazione dell’articolo 3 della Convenzione Europea dei diritti dell’uomo che vieta “trattamenti inumani e degradanti”. Il legale di Niort, Antonella Calcaterra, ha commentato la notizia della sentenza Cedu spiegando che “La Corte ritiene che le autorità nazionali non abbiano dimostrato di aver valutato in modo sufficientemente rigoroso la compatibilità del suo stato di salute con la detenzione, accertando la mancata esecuzione di un provvedimento giudiziario che disponeva il trasferimento del ricorrente in una struttura penitenziaria più adatta alle sue gravi condizioni“.
L’Italia condannata dal Cedu: il caso di Simone Niort
Simone Niort è finito in carcere 8 anni fa, nel 2016. Fin dall’inizio della sua permanenza in carcere avrebbe compiuto numerosi atti di autolesionismo, alcuni dei quali sfociati in veri e propri tentativi di suicidio. Nel 2022, dopo una perizia psichiatrica che aveva accertato che il giovane soffrisse di una “sindrome reattiva al carcere”, l’ufficio di Sorveglianza dell’epoca ha ordinato al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria di individuare un istituto penitenziario idoneo alla sua condizione.
Secondo quanto riportato nel comunicato dell’associazione Antigone, la richiesta non ha poi ricevuto risposta, neanche nella sua reiterazione nel 2023. Il motivo principale dell’inadempimento è stato il fatto che la domanda era stata rivolta all’amministrazione non competente, cioè il DAP, mentre sarebbe dovuta essere inoltrata all’autorità amministrativa sanitaria competente. Un errore burocratico, che è pesato tuttavia sulla salute, mentale e fisica, del detenuto.
Con la sentenza depositata oggi, la Cedu ha quindi obbligato l’Italia a risarcire Niort, sottolineando la necessità di trasferire immediatamente i detenuti con gravi patologie psichiatriche in strutture esterne adeguate, garantendo così cure dignitose senza violazioni dei diritti fondamentali.
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