La 24enne Martina Guzzi, deceduta il 28 maggio in un incidente stradale a Catanzaro, sarebbe morta, secondo la relazione preliminare richiesta dalla Procura, non a causa dei danni causati dall’impatto, ma dal malfunzionamento dell’airbag. Questo dispositivo nella vettura guidata dalla ragazza risulta essere dell’azienda giapponese Takata, fallita nel 2017 proprio a causa degli airbag malfunzionanti. Questa ipotesi aveva già preso piede nei primi giorni dopo l’incidente e, dopo la perizia, si rafforza.
Il documento, secondo il Corriere della Sera, “esclude altra lesività traumatica riconducibile all’incidente in cui è rimasta coinvolta la signora Guzzi Martina”. E anche per il medico legale “si può concludere che la sua morte sia in nesso di causalità diretta con un malfunzionamento del sistema di detonazione dell’airbag“. Secondo il documento l’airbag, dopo l’impatto, “proiettava ad alta energia cinetica un corpo metallico con modalità di urto e lesività assimilabili a ferita d’arma da fuoco“.
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Si deduce quindi che l’incidente stradale con una Ford che, sorpassando, ha invaso la corsia prendendo la ragazza, non sarebbe la causa della morte. La 24enne sarebbe la prima vittima italiana dello scandalo degli airbag Takata. Questa casa giapponese era il rifornitore di airbag delle più grandi case automobilistiche nel mondo, dato che vendeva i prodotti a prezzi molto competitivi. Ma una quindicina di anni fa iniziarono a esserci i primi incidenti dovuti agli airbag dell’azienda, situazione che la portò presto al fallimento.
Questa scoperta portò a una grandissima campagna di richiamo di auto in tutto il mondo e pare che negli Usa, secondo una recente stima della Nhtsa riportata dalla Gazzetta dello Sport, finora siano stati restituiti 45 milioni di airbag Takata difettosi, anche se i veicoli coinvolti in tutto il mondo potrebbero essere più di 100 milioni. Si calcola che solo negli Usa il dispositivo abbia causato più di 400 feriti e 27 morti.
Oggi l’azienda giapponese è fallita, ma i richiami continuano ancora. La vettura che guidava la 24enne, una Citroen C3 appartenente al ragazzo, sarebbe proprio una di quelle sottoposte a richiamo e quindi Guzzi sarebbe la prima vittima italiana dello scandalo. Lo stesso fidanzato della ragazza ha detto di aver ricevuto una lettera di richiamo dalla casa automobilistica proprio pochi giorni prima dell’incidente. Una volta resosi disponibile per le verifiche, pare però che la Citroen non gli abbia più risposto. Inoltre pare che in Italia ci siano già stati dei feriti legati al dispositivo difettoso, che sarebbero una quindicina, secondo dati non confermati.
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