Una cittadina moldava, regolarmente giunta in Italia alla ricerca di un lavoro, si è ritrovata vittima di una sorta di tratta umana a Catania. Violenze fisiche, maltrattamenti, detenzioni forzate e anche un abuso sessuale di gruppo, queste le terribili brutalità a cui la ragazza sarebbe stata sottoposta. Il tutto avrebbe avuto inizio quando la giovane ha iniziato a lavorare come donna delle pulizie e babysitter per una coppia di Bronte, in provincia di Catania.
Lui 41 anni, lei 37 e una insolita perversione sviluppata nei confronti della ragazza. Il primo periodo lavorativo è passato senza troppi problemi, almeno finché non hanno avuto inizio le prime violenze. La vittima è riuscita a mettersi in salvo contattando un famigliare all’estero, il quale avrebbe poi contattato allertato il Servizio per la cooperazione di Polizia che si occupa di ‘tratte umane‘. In poche ora la giovane è stata liberata e trasferita in una struttura protetta.
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Catania, la ricostruzione degli abusi
La giovane moldava sarebbe giunta in Italia accompagnata da un suo conoscente, allo scopo di trovare un lavoro e inserirsi nella comunità. Avrebbe iniziato a lavorare per la coppia indagata, occupandosi delle faccende di casa e svolgendo il lavoro di babysitter per i figli piccoli dei due aguzzini. All’interno delle mura domestiche, però, la coppia avrebbe iniziato a maltrattarla, picchiandola e spesso vietandole di lasciare l’abitazione.
Vi sarebbe stata anche una violenza sessuale, certificata dagli inquirenti grazie a tre brevi video trovati all’interno del telefono della 37enne che avrebbe ripreso gli abusi. La ragazza moldava, però, sarebbe riuscita a contattare un parente all’estero raccontandogli ciò che stava subendo. Quest’ultimo quindi avrebbe denunciato l’accaduto ad un servizio di polizia internazionale, che a sua volta ha notificato la denuncia alle autorità italiane.
Il giorno dopo la denuncia, la polizia di Catania sarebbe intervenuta riuscendo a portare in salvo la ragazza. La coppia è stata quindi arrestata dalla Squadra Mobile, in esecuzione di un’ordinanza emessa dal gip etneo su richiesta della locale Procura distrettuale, con le accuse di maltrattamenti, lesioni personale e violenza sessuale di gruppo. Per l’uomo il giudice ha disposto la misura cautelare in carcere, per sua moglie gli arresti domiciliari con l’obbligo dell’uso del braccialetto elettronico.
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