Per la morte di Valeria Fioravanti, avvenuta lo scorso gennaio a causa di una meningite acuta, sono tre i medici indagati per diagnosi non corretta ed errata prescrizione di antidolorifici.
Valeria Fioravanti ai medici aveva detto di avere forti mal di testa e dolori alla schiena. Gli fu prescritto il Toradol, un antidolorifico che mascherò il reale stato fisico di quella giovane donna, mamma ventisettenne di una bimba di soli 13 mesi. Quattro gli ospedali che hanno avuto a che fare con questa brutta storia, 3 i medici che rischiano il processo per omicidio colposo.
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Ma come tutte le brutte storie, soprattutto quelle che riguardano vite che potevano essere salvate, anche per questa occorre riavvolgere il nastro.
Valeria Fioravanti: un calvario iniziato il 25 dicembre 2022
Il calvario di Valeria Fioravanti inizia il giorno di Natale dello scorso anno. Quel giorno presso il Campus Biomedico le viene rimosso un foruncolo sotto l’ascella destra, in quanto era in atto un processo infiammatorio forse conseguente ad un pelo incarnito. Valeria torna casa, ma le sue feste natalizie sono interrotte una seconda volta perché accusa molti dolori.
In questi casi si torna presso la struttura che ti ha curato e si riferisce l’insorgenza di problemi. E Valeria si comporta esattamente come suggeriscono logica e prassi: torna al Campus Biomedico e riferisce di avere mal di testa e vertigini. Era il 29 dicembre ed il medico annota sulla cartella clinica che Valeria Fioravanti soffre di “intensa cefalea, non risponde a Tachipirina, vertigini da due giorni”. I dolori accusati dalla paziente si concilierebbero con un movimento brusco fatto dalla stessa mentre alcuni giorni prima si lavava i capelli. Valeria Fioravanti viene rimandata a casa, ma non prima di avergli somministrato una dose di Toradol e aver prescritto l’utilizzo di tale farmaco per i giorni a venire. Il 30 di dicembre torna al Campus Biomedico per rimuovere i due punti di sutura che le erano stati messi il giorno di Natale e poi torna a casa.
Valeria Fioravanti decide di cambiare Ospedale e si reca al San Giovanni Addolorata
Siamo giunti appena al quarto giorno del nuovo anno e Valeria Fioravanti si sente ancora male. Dopo essere transitata per tre volte al Campus Biomedico, questa volta decide di recarsi al Pronto Soccorso dell’Ospedale San Giovanni Addolorata.
Ai medici che la visitano Valeria riferisce di avere dolori diffusi ed in particolare sulla nuca. La scelta dei medici è di sottoporla ad una TAC lombo-sacrale ed il risultato li porta a diagnosticare una sospetta lombosciatalgia. Come al Campus Biomedico gli viene somministrato il Toradol e poi spedita a casa. Trascorrono solo due giorni, siamo al 6 gennaio, e Valeria Fioravanti si ripresenta in condizioni critiche al nuovo San Giovanni. Il medico che la visita dispone una immediata TAC cerebrale, il cui esito è drammatico: una meningite acuta in fase conclamata, cioè evidente e inesorabile.
Valeria Fioravanti viene trasferita in condizioni critiche presso l’Ospedale Spallanzani
Ora si comincia a correre contro il tempo. Dall’Ospedale San Giovanni mettono in piedi il trasferimento presso l’Ospedale Spallanzani e al suo arrivo viene subito ricoverata in terapia intensiva.
La situazione sembra negare ogni possibilità a Valeria di tornare a riabbracciare la sua bimbetta. I medici si rendono conto che per tentare di salvarle la vita occorre disporre un ulteriore trasferimento.
Destinazione Policlinico Gemelli per un ultimo disperato tentativo di strappare Valeria Fioravanti alla morte
Il successivo 7 gennaio Valeria Fioravanti viene trasferita presso l’unità intensiva del Policlinico Gemelli. Arriva sedata ed intubata presso il reparto di terapia intensiva di neo-chirurgia. I medici tentano in tutti i modi di tenerla in vita, ma il 10 gennaio il destino la toglie all’affetto dei suoi cari.
Valeria ci aveva provato in tutti i modi a manifestare ai medici quei dolori che l’avrebbero accompagnata sino all’esalazione dell’ultimo respiro. Ci ha provato e riprovato a rimanere attaccata alla vita ed ora che non c’è più i suoi genitori chiedono che sia fatta giustizia.
I genitori di Valeria Fioravanti chiedono che sia fatta giustizia
Il papà di Valeria Fioravanti, un vigile del fuoco di nome Stefano, presenta una denuncia dell’accaduto al Commissariato di Monte Mario. Il Sostituto procuratore della Repubblica, ls dottoressa Margherita Pinto, accoglie la denuncia ed affida ad un medico legale l’esecuzione dell’autopsia al fine di determinare le cause del decesso.
I risultati della consulenza del medico legale non lasciano spazio a molte interpretazioni: a Valeria Fioravanti non venne riconosciuta per tempo la malattia nonostante il quadro clinico suggerisse di disporre ulteriori accertamenti.
Sono tre i medici che rischiano un processo per omicidio colposo.
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