“Una sola condizione, ergastolo a vita” queste sono le parole pubblicate da Chiara Tramontano, sorella di Giulia, a poche ore dall’inizio della seconda udienza del processo contro Alessandro Impagnatiello, accusato di aver ucciso la sua compagna, incinta al settimo mese di gravidanza, perché aveva scoperto della sua doppia vita con un’amante.
Oggi, in aula è stata ascoltata proprio quest’ultima, la seconda donna con cui Impagnatiello da mesi aveva una relazione e da cui aspettava un figlio, prima che la donna decidesse di abortire. La testimone ha raccontato le molteplici bugie che il suo ex compagno, ora imputato, le aveva raccontato durante la loro relazione. Dalla relazione con Giulia, secondo lui conclusa da tempo, fino al falso test del Dna che certificava che Thiago non fosse suo figlio. Un insieme di falsità che col tempo la donna ha scoperto e che l’hanno convinta a contattare la vittima proprio per raccontarle la verità sul suo compagno.
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L’amante di Impagnatiello, quindi, è stata una delle ultime persone a vedere la vittima in vita, prima che quest’ultima decidesse di avere un confronto con Impagnatiello, il quale però avrebbe deciso di ucciderla. Secondo quanto raccontato dall’amante, inoltre, a seguito dell’omicidio, Impagnatiello avrebbe voluto incontrarla. La donna ha però deciso di non farlo entrare in casa ma di ascoltare i suoi motivi affacciata da una finestra.
Omicidio Tramontano, la testimonianza dell’amante
“All’inizio sapevo che Giulia viveva in casa con lui, ma da dicembre o gennaio scorso in poi mi diceva che non stavano più insieme. Quando l’ho conosciuto ero consapevole che era fidanzato, ma poi mi aveva detto che si erano lasciati, che non voleva più stare con lei e che non erano più felici nella relazione” inizia così la deposizione della seconda donna di Alessandro Impagnatiello, chiamata a testimoniare nell’udienza per l’omicidio di Giulia Tramontano.
Nascosta da un paravento, per preservare la sua privacy, la 30enne avrebbe raccontato la sua versione sugli ultimi mesi di vita della vittima. La relazione clandestina con Impagnatiello, che lei però credeva non più accompagnato, fino alla decisione di raccontare tutto ciò che aveva scoperto alla vittima. “Ho capito, poi, che Giulia era ancora presente verso marzo, aprile e che lui non era da solo, quando era andato in vacanza a Ibiza e ho visto sul suo telefono delle sue foto con lei” ha dichiarato la testimone, spiegando come col tempo avesse compreso che la sua relazione con Impagnatiello si fondava su una terribile bugia.
“Lui ha detto che era incinta ma il bambino non era il suo, ma frutto di un incontro occasionale, che lui era lì per aiutarla perché lei voleva farsi del male, voleva uccidersi ed era bipolare” ha continuato a raccontare la donna, per poi iniziare a parlare di un presunto test di paternità falsificato da Impagnatiello: “Dall’inizio ha detto che non era il padre, io ho chiesto di vedere il test perché non gli credevo, poi ci ho creduto per un po’ quando ho visto il test che mi ha mostrato“. Una bugia venuta alla luce quando l’amante ha controllato la cronologia dell’uomo, scoprendo ricerche che facevano intendere che il test potesse essere falso.
Dopo aver raccolto tutte queste informazioni, l’amante avrebbe quindi deciso di incontrare la vittima, per metterla al corrente delle bugie del suo compagno. Proprio a seguito di questo incontro, Alessandro Impagnatiello avrebbe aggredito Giulia, uccidendola insieme al bimbo che portava in grembo.
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