“Non capisco questo arresto, non riesco a capirlo“, sono queste le parole che Mohammad Abedini Najafabadi, il cittadino arrestato a Malpensa il 19 dicembre scorso su richiesta degli Stati Uniti, avrebbe pronunciato davanti al suo legale, Alfredo De Francesco, e al console dell’Iran, durante la visita che si è svolta lo scorso 31 dicembre nel carcere di Opera a Milano. Il detenuto ha infatti sostenuto di essere “un accademico, uno studioso“ e non un terrorista, come invece implicherebbero le accuse che giungono dagli Stati Uniti.
L’arresto di Abedini, che ha sia la cittadinanza iraniana che quella svizzera, ha assunto popolarità in Italia a causa delle presunte implicazioni che il trattenimento della reporter italiana Cecilia Sala, detenuta nel carcere di Evin a Teheran, avrebbe con il suo caso. Si ipotizza, infatti, ma al momento non vi sarebbero certezze, che la giornalista sia stata arrestata affinché l’Iran possa utilizzarla come moneta di scambio per ottenere la liberazione dell’ingegnere iraniano. Teheran ha però ieri confermato l’arresto della 29enne, sostenendo che questa non avrebbe rispettato la legge islamica in vigore nel Paese.
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Mohammad Abedini Najafabadi è stato invece posto in arresto perché ricercato dagli Usa. Questi, infatti, sono convinti che l’iraniano abbia cospirato per esportare componenti elettronici dagli Stati Uniti a Teheran per produrre droni e che abbia fornito supporto materiale al Corpo delle Guardie della rivoluzione islamica. Quest’ultima è ritenuta dagli Usa un’organizzazione terroristica, responsabile della morte di tre militari statunitensi in un attacco con un drone su una base in Giordania.
Oggi, la Procuratrice generale di Milano, Francesca Nanni, ha espresso parere negativo alla richiesta degli arresti domiciliari per l’ingegnere iraniano. Ora, la decisione spetta alla Corte d’appello, che si riunirà nei prossimi giorni per fissare una data per l’udienza. Il legale di Abedini ha presentato il 30 dicembre alla Corte d’Appello di Milano un’istanza di richiesta per i domiciliari, fornendo anche l’indirizzo dell’abitazione di Milano in cui il suo assistito andrebbe a risiedere. La Corte ha quindi trasmesso i documenti alla Procura generale affinché questa emettesse un parere non vincolante.
La nota Usa sulla pericolosità di Abedini
È stato rivelato oggi il contenuto della nota trasmessa dal Dipartimento della Giustizia del Massachusetts, negli Usa, all’attenzione dei giudici della Corte d’Appello di Milano, al fine di sconsigliare la scarcerazione di Mohammed Abedini e la concessione della misura cautelare dei domiciliari. Secondo il documento, lungo quattro pagine, l’ingegnere iraniano è un soggetto pericoloso e per questo deve essere trattenuto in carcere finché non verrà presa una decisione definitiva sull’estradizione.
Questa nota dovrà ora essere trasmessa alla Procura generale di Milano che dovrà fornire un parere, non vincolante, sulla richiesta di attuazione della misura cautelare.
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