Cancro, sempre più casi negli under 40: la parola dell’esperto

Giampaolo Tortora parla del fenomeno del cancro nella fascia d'età 15-39 come un fenomeno che deve essere approfondito dalla ricerca

Redazione
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Gli esperti affermano che è sempre più frequente riscontrare la presenza del cancro nelle persone con età inferiore ai 40 anni. A Roma esiste un osservatorio che si occupa dello studio di questi casi, con l’obiettivo di comprenderne le cause e cercare soluzioni, che migliorino la vita del malato e diminuiscano i casi di tumore e cancro sia nei più giovani che nei più anziani.

Cancro, l’osservatorio al gemelli

Il direttore dell’osservatorio Comprehensive Cancer Center del Policlinico Gemelli di Roma, Giampaolo Tortora, parla ad Adnkronos Salute: “Oggi mi occupo molto frequentemente di casi di 40enni o ancora più giovani con vari tipi di tumori diversi. Tumori che non sono quelli tipici dei giovani”. L’oncologo spiega che nella fascia under 40 si può notare un aumento delle “neoplasie tipiche dell’adulto” e spinge gli specialisti ad approfondire le ricerche, perché è una situazione che si sta sviluppando in questo momento.

Il progetto della struttura romana si chiama “G-Aya” ed è dedicato proprio ai tumori di adolescenti e giovani adulti, nella fascia 15-39. Tortora spiega che questo il progetto è un “maxi-contenitore dove confluiscono studi che esplorano più aspetti, dall’epidemiologico al sociale fino al genomico tecnologicamente avanzato, per dare vita a un grande osservatorio e database a 360 gradi sui tumori degli under 40“.

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Cancro

Nonostante i dati dell’osservatorio non facciano trasparire trend pericolosissimi, ci sono gli studi dell’università di Edimburgo e di un istituto cinese che riportano uno scenario molto serio: in 30 anni globalmente c’è stata una crescita dell’80% di tumori negli under 50. L’oncologo sottolinea la crescente presenza di tumori all’apparato digerente, per esempio, quindi suggerisce di analizzare anche l’alimentazione, oltre ai fattori dell’alcol, fumo, obesità e sovrappeso. Inoltre Tortora spiega che c’è un invecchiamento cellulare della popolazione, quindi un peggioramento dell’età biologica degli attuali 40-50enni”, che può portare “a un maggior numero di mutazioni”, aumentando la suscettibilità del cancro.

Il dottore fa un appello ai suoi colleghi per approfondire le ricerche su questo argomento, perché stanno emergendo numerosi aspetti sulla questione e servono esperti per “unire i puntini”. Tortora spinge i colleghi a creare un database nazionale: “Raccogliete dati per avere informazioni un po’ più precise, e se c’è una profilazione, annotatela. Dobbiamo andare oltre l’osservazione sul singolo caso, altrimenti tutto il resto ci sfugge”.

Col progetto G-Aya (Adolescents and Young Adults) lui e i suoi colleghi hanno l’obiettivo di creare un database sempre più preciso. Dice che piano piano nel mondo si stanno diffondendo sempre più progetti come il loro, sia perché i casi aumentano a dismisura, sia perché è necessario “aumentare il livello di consapevolezza tra i giovani, al di là del fatto che possano entrare o meno negli screening oncologici”.

Al Gemelli si sta cercando di “intercettare eventuali alterazioni genomiche che possono predisporre allo sviluppo di tumori”. Ciò che attualmente sanno è che in meno del 10% dei casi la responsabilità è dell’eredo-familiarità. Mentre il resto 90% sono dovute ad alterazioni acquisite nella vita: “Con la profilazione genomica che si sta facendo possiamo scendere più in profondità, e identificare alterazioni che potrebbero avere un ruolo nella predisporre quei giovani allo sviluppo di tumori. Vogliamo studiare i geni con le tecnologie moderne che abbiamo ora, di Next Generation Sequencing (Ngs)”.

Cancro, l’influenza dello stile di vita

Lo stile di vita è un fattore importante nello sviluppo di un cancro: sedentarietà, obesità e sovrappeso, cattive abitudini alimentari. Il dottore dichiara che hanno “sentito l’esigenza in questo momento di fare un focus su questa popolazione, di avere un osservatorio rivolto anche agli aspetti sociali, quindi al futuro di questi pazienti, alla costruzione della loro carriera, alle difficoltà che incontrano”.

Ma si occupano anche dello stile di vita rispetto al fenomeno che stanno osservando. Dice che dagli anni ’90 “c’è stata un’accelerazione sui cibi industriali processati, sull’uso di zuccheri, di bevande zuccherine, sul junk food. Si è osservata una riduzione di qualità” nell’alimentazione, “e alla fine tutto questo, unito ad altri elementi, deve avere un risvolto”. Per l’esperto è importante che già dalle scuole i bambini capiscano l’importanza di un’alimentazione e di uno stile di vita di qualità, e che lo stato possa aiutare in questo.

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