Cambio ora, ci fa bene? Ciò che è necessario sapere per non essere impreparati

Dalla tradizione antica agli adattamenti moderni, perché spostiamo ancora le lancette e cosa comporta questo rituale stagionale?

Redazione
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L’ora legale sta per lasciarci per un altro anno. Ci ha accompagnato dalla domenica 31 marzo e ci saluterà domani, domenica 27 ottobre 2024, per tornare alla fine del terzo mese del 2025.

Come noto, basterà spostare indietro le lancette di un’ora; anche se ormai, è la tecnologia a farlo per noi. Al giorno d’oggi, infatti, siamo abituati a dormire senza preoccupazioni, poiché al nostro risveglio avremo il cellulare, lo smartwatch e qualsiasi altro dispositivo elettronico già aggiornato e pronto all’uso con il nuovo orario.

Eppure, rimangono vividi i ricordi pieni di nostalgia di genitori e nonni, che, poco prima di coricarsi, con i loro pigiamoni – perché, all’epoca, in questo periodo faceva decisamente freschino –, si ingegnavano per modificare manualmente le sveglie.

Un’abitudine vantaggiosa, di sicuro, per evitare di aprire gli occhi alle 03.00 di notte e, come accadrà stanotte, risparmiarsi il disagio di svegliarsi troppo presto il giorno prima di una nuova settimana lavorativa.

Ma quali sono le radici di questo cambiamento? Conosciamo davvero bene un fenomeno che, di anno in anno, altera i nostri ritmi?

Cambio ora: una storia antica

Grazie alle menti brillanti dell’Impero Romano, l’orario era scandito in armonia con la natura. Effettivamente, è l’ora solare – che tornerà presto – a essere in linea con il nostro fuso orario naturale, detta anche “ora civile convenzionale.” L’introduzione dell’ora legale, invece, serve a sfruttare (e risparmiare) in primavera e in estate la preziosa luce solare.

A parlare per primo dei vantaggi dell’ora legale fu Benjamin Franklin, scienziato, politico e inventore statunitense. Nel 1784, Franklin propose al Journal de Paris una soluzione per risparmiare sull’uso delle candele, senza però riscuotere grande successo – anche per via delle idee stravaganti suggerite.

A riprendere l’argomento fu, circa un secolo dopo, l’imprenditore britannico William Willett che, rispolverando l’idea di Franklin, ottenne che il proprio Paese adottasse questa iniziativa. Purtroppo, non poté vedere la sua intuizione realizzata, poiché morì a causa di una grave influenza prima che la legge fosse approvata nel 1915.

E l’Italia?

Contrariamente a quanto si pensa, il Bel Paese fu uno dei primi ad adottare questa innovazione, senza imposizioni esterne. Era il 1916, in piena Prima Guerra Mondiale, quando l’Italia introdusse l’ora legale il 27 maggio. La Gazzetta Ufficiale annunciava che, dal 3 giugno, il Paese avrebbe aderito a questa novità per aumentare la produzione di munizioni necessarie al conflitto.

Successivamente abbandonata, l’ora legale fu ripristinata negli anni Sessanta, dapprima per soli 4 mesi come misura contro la crisi energetica, e in seguito con l’arrivo della bella stagione.

Cambio ora: l’ora solare ci fa bene?

A fronte dei dibattiti sull’eventuale abolizione dell’ora legale, è naturale domandarsi se l’ora solare sia effettivamente benefica, non solo per abitudini consolidate, ma anche per il benessere psicologico.

Chi non apprezza, con l’arrivo dell’inverno, di restare accoccolato sotto le coperte un po’ più a lungo prima di affrontare la giornata? Tuttavia, vale la pena riflettere sul fatto che, se rimanesse solo l’“ora civile convenzionale,” la bella stagione si limiterebbe a un’estate soffocante per via del caldo – insopportabile e ininterrotto – invece di essere quel periodo speciale di giornate lunghe e luminose che la natura ci regala.

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