Caffè, amaro come l’inflazione o macchiato come il peccato dei rincari

Crisi e motivi climatici insieme alle complesse dinamiche geopolitiche sono i colpevoli dell'incremento dei costi sulle miscele del caffè

Redazione
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L’estate sta finendo e il ritorno alla quotidianità fa da subito scemare il relax conquistato. Il che significa crudo impatto con la realtà e necessità incessante di caffeina per sopravvivere. Ma anche un semplice caffè ricorda le incombenti problematiche della vita di tutti i giorni. I rincari colpiscono ormai da tempo tutti i settori commerciali, poteva mancare il caro e amatissimo caffè, immagine della tradizione italiana? Quella tazzina bollente è un vero e proprio gesto d’affetto per se stessi e per gli altri, un momento conviviale, molto spesso fugace ma che aiuta ad intonare la giornata nel modo corretto.

Di chi è la colpa?

A Napoli è un’istituzione il “caffè sospeso”. Una tradizione che consiste nel lasciare al bar un caffè pagato per chi magari non può permetterselo. Come è possibile macchiare un così generoso gesto con la cruda realtà dei rincari estremi? La responsabilità ricade sull’aumento dei costi riguardanti le miscele che esercenti e Pubblici Esercizi subiscono ma cercano di proteggere i consumi. L’aumento esponenziale dei prezzi alla base è dipesa dalla crisi climatica che ha devastato i raccolti dei paesi produttori e dalle conseguenze geopolitiche cui conseguono le variazioni sulle rotte delle forniture.

Questa situazione comporta la levitazione dei prezzi alle borse di merci di Londra e di New York pari al +60% per la miscela Arabica e oltre +90% per quella Robusta. A tal proposito, il Presidente di Fipe-Confcommercio, Lino Enrico Stoppani, rileva che a fronte di un tasso di inflazione del +16% tra luglio 2021 e luglio 2024, i prezzi nei bar sono cresciuti del 13%, come riportato da AGI. Anche sulla tazzina di espresso, fortunatamente, gli aumenti sono al di sotto dell’inflazione e si continua a mantenerne il prezzo tra i più bassi d’Europa.

Sul territorio nazionale

La situazione in Italia però non è omogenea su tutta la penisola. L’incremento dei prezzi prosegue sul territorio in modo disarmonico. I dati ufficiali di Fipe mettono in evidenza le varie condizioni. Sulla base delle analisi della Federazione è emersa una differenza tra gli aumenti delle singole città in confronto con i comunicati stampa. A Bolzano, l’incremento è del +6% rispetto al 2022, +12% rispetto al 2021. La situazione è analoga a Pescara con un aumento del +13%.

Nel quadro generale, c’è da tener conto anche negli ultimi 10 anni, si registra la chiusura di 22 mila imprese che svolgevano esclusivamente attività di bar. Evidente che si tratti di una condizione sconveniente per tutti. Per il commerciante in mezzo a due fuochi, quali aumento dei costi e volontà di difendere una tradizione come quella dell’espresso e per il singolo cittadino che sostiene l’incremento dei prezzi di tutta la filiera. Senza dimenticare i fornitori che hanno stabilità assicurata perché ogni bar chiuso, è un profitto mancato. Questo caffè andrà bevuto sempre più amaro?

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