Maxi retata contro ‘ndrangheta: arrestata una suora ritenuta al servizio di un clan

Sgominata un'associazione mafiosa attiva nel bresciano. Tra gli arrestati anche una suora ritenuta "a disposizione del sodalizio per garantire il collegamento con i sodali detenuti in carcere"

Redazione
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Tra i 25 arrestati nell’inchiesta della procura di Brescia contro il presunto gruppo criminale legato alla ‘ndrangheta, è presente anche una religiosa, suor Anna Donelli, ritenuta “a disposizione del sodalizio per garantire il collegamento con i sodali detenuti in carcere“. Sono stati accusati anche Giovanni Acri, ex Consigliere comunale di Brescia in quota Fratelli d’Italia, finito agli arresti domiciliari come Mauro Galeazzi, ex esponente della Lega nel Comune di Castel Mella, sempre nel Bresciano, precedentemente arrestato in passato per tangenti e poi scarcerato ed assolto.

Nell’ordinanza emessa dal tribunale è riportata una conversazione avvenuta in carcere in cui uno degli arrestati afferma che la suora, che lavora presso l’istituto penitenziario “è uno dei nostri” e che “se serve qualcosa dentro, lei è dei nostri“.

La religiosa di 57 anni sarebbe così agli arresti domiciliari con l’accusa di concorso in associazione di stampo mafioso. La Dda di Brescia accusa la donna di essersi messa “a disposizione degli esponenti” del clan di ‘ndrangheta dei Trepodi radicato nel Bresciano. Clan che sarebbe anche legato alla cosca calabrese degli Alvaro. La suora tramite “la propria opera di assistente spirituale” all’interno delle carceri sembra trasmettesse ordini, direttive, aiuti morali e materiali ai soggetti sodali o contigui al sodalizio reclusi in carcere.

Al contempo, suor Anna avrebbe ricevuto “informazioni dai detenuti utili per pianificare al meglio strategie criminali di reazione alle attività investigative delle Forze dell’ordine e dell’Autorità giudiziaria“, favorendo di conseguenza “lo scambio informativo tra i detenuti e i loro prossimi congiunti nel caso di divieti di colloqui“. La Dda, inoltre, accuserebbe la religiosa di aver “risolto dissidi e conflitti tra i detenuti all’intero del carcere” tramite il suo presunto ruolo da intermediaria tra detenuti e clan.

La retata contro ‘ndrangheta nel Bresciano

La suora è rientrata tra le 25 misure cautelari che gli investigatori della Polizia di Stato e i militari della Guardia di Finanza, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Brescia stanno eseguendo, parallelamente al sequestro preventivo per oltre 1,8 milioni di euro e numerose perquisizioni in diverse province italiane, tra cui Brescia, Reggio Calabria, Milano, Como, Lecco, Varese, Verona, Viterbo e Treviso.

La retata a livello nazionale, che si sta eseguendo dalle prime ore di questa mattina, è stata inoltrata in relazione ad un’associazione mafiosa di matrice ‘ndranghetista con centro operativo nel centro lombardo. Tal associazione era incline alla commissione di estorsioni, traffico di armi e droga, ricettazioni, usura, reati tributari e riciclaggio. Inoltre, gli investigatori hanno contestato anche il reato di scambio elettorale politico mafioso.

I Carabinieri del Comando provinciale di Brescia, tra l’altro, stanno portando avanti un’ulteriore ordinanza cautelare emessa nell’ambito dello stesso procedimento penale, anche in relazione di promotori e partecipi dell’associazione ‘ndranghetista per reati della stessa specie con l’aggravante del metodo mafioso. L’operazione sarà dettagliatamente descritta nel corso della conferenza stampa che si terrà questa mattina alle ore 11 nella Questura di Brescia.

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