Un uomo di 58 anni è stato posto in stato di fermo con l’accusa di aver sparato e ucciso Roberto Guerrisi, il 42enne che ieri ha perso la vita dopo essere stato raggiunto da un proiettile al volto, a Bergamo. Le indagini delle forze dell’ordine, che da ieri sono proseguite senza stop, hanno infatti permesso di ricostruire il quadro degli eventi che ha portato alla morte della vittima.
Secondo quanto emerso, Guerrisi avrebbe perso la vita durante un litigio con alcuni parenti del fidanzato di sua figlia, nel tentativo di difenderla dai maltrattamenti a cui era sottoposta dal fidanzato. I carabinieri di Treviglio hanno quindi indagato tutta la notte, ascoltando diversi testimoni del litigio al fine di comprendere chi, nel piazzale di un’azienda della periferia di Pontirolo Nuovo, ha impugnato l’arma per poi sparare al volto del 42enne.
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Bergamo, l’omicidio del 42enne
Il caso Guerrisi ha avuto inizio nel primo pomeriggio di ieri, quando, diversi testimoni hanno dichiarato di aver udito il suono di un colpo di pistola provenire in prossimità del tratta dell’ex statale 525 Milano-Bergamo, che attraversa la frazione di Fornasotto. Poco dopo, presso una pensilina dell’autobus è stramazzato a terra un uomo, con una vistosa ferita al viso. Nonostante i tentativi di rianimazione, messi in atto prontamente anche da un parente della vittima che si trovava in quelle zone, per il 42enne non c’è stato nulla da fare.
Gli inquirenti hanno dunque dato avvio immediato alle indagini per comprendere in che modo Guerrisi potesse essersi procurato una ferita del genere. Sembrerebbe che alcuni testimoni abbiano riferito di una lite nel vicino capannone della ditta di autonoleggio, a cui avrebbero partecipato 6 o 7 persone. Nel corso del litigio, dunque, uno dei presenti avrebbe sparato a Guerrisi, il quale ha tentato di fuggire, per poi morire a causa delle gravi ferite riportate.
Secondo quanto raccolto dagli inquirenti, quindi, il litigio sarebbe scaturito dal rapporto tra la figlia della vittima e il nipote di uno dei presenti. Entrambe le famiglie sono di origine calabrese e sembrerebbe che Guerrisi si sia recato nel capannone proprio per discutere della situazione riguardante una delle sue figlie. Al momento non si hanno certezze sull’arma del delitto, che gli inquirenti continuano a cercare.
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