Beccaria di Milano: da IPM d’eccellenza a contenitore di problematiche sociali

Era un esempio virtuoso, un modello da prendere come riferimento per quanto riguarda la gestione degli IPM italiani. Ora sembrano regnare sovraffollamento, carenza di personale, problemi di gestione e sicurezza che toccano sia i ragazzi sia chi ci lavora: un sistema da ripensare

Lucrezia Caminiti
7 Min di lettura

Se parliamo del “Beccaria”, subito dovrebbe venirci in mente il nome che ha fatto la storia degli Istituti Penali Minorili. Il più importante d’Italia e sicuramente, appena costruito, uno dei “modelli da imitare” della giustizia minorile nel nostro Paese. Oggi la situazione sembra essersi ribaltata: una prigione non solo per i ragazzi, ma anche per tutti coloro che ci lavorano.

Rivolte, violenza, sovraffollamento, carenza di personale e un rischio evasioni sempre più elevato. L’ultimo episodio risale a venerdì 14, quando due detenuti sono scappati nel pomeriggio passando dal cortile passeggi. Un gioco da ragazzi scavalcare il muro del cortile e quello di cinta. Domenica i due ristretti sono stati riportati all’interno dell’Istituto.

La verità resta univoca e nessuno, tranne chi ci lavora vuole vederla, affrontarla: le generazioni sono cambiate e con esse la popolazione carceraria. Non prendere il dato in considerazione rende arduo sopravvivere in queste realtà sociali, che hanno bisogno di un radicale cambio di passo. Quindi, se da un lato abbiamo dei problemi strutturali, legati alla mancanza di risorse in termini umane ed economiche che affliggono tutto il panorama delle carceri italiane, dall’altro, c’è anche un problema legato alla gestione dei ragazzi. Ormai è tempo che i vecchi protocolli educativi vengano rivisti e modernizzati.

La gestione dei ragazzi del Beccaria: il caso dei minori stranieri non accompagnati

La gestione attuale dei ragazzi del Beccaria è molto complicata per più motivi. Il primo è che la maggior parte della popolazione ospitata è di origini straniere, senza fissa dimora con problemi di comprensione della lingua. Molti dei ristretti poi fanno uso di sostanze e medicinali psicotici ed è sempre più difficile domare il loro animo ribelle” così ha spiegato un sindacalista dell’USPP Lombardia.

I numeri forniti dal rapporto Antigone testimoniano questa tendenza. Infatti, gran parte degli ingressi in IPM avviene in misura cautelare, precisamente il 79,3% del totale di chi entra in IPM, ma se si guarda ai soli stranieri, questa percentuale sale addirittura all’82,9%. Tra coloro che entrano in IPM in custodia cautelare la maggior parte, il 35%, arriva dalle comunità, per aggravamento della misura, e questa percentuale sale addirittura al 44% se si guarda ai soli italiani.

Gli stranieri, prosegue il Rapporto, entrano prevalentemente (41%) dai Centri di prima accoglienza, le strutture che accolgono temporaneamente i minorenni fermati, accompagnati o arrestati in flagranza di reato. Dalla libertà, dunque in applicazione di una misura cautelare per chi era a piede libero, entrano il 25% del totale delle persone che entrano in IPM.

Il problema degli Infra-venticinquenni

Poi, ci sono i problemi legati alla tipologia di detenuti presenti. A parlarne Giuseppe Moretti, Presidente dell’USPP, che ha recentemente visitato la struttura al Nord e ha potuto toccare con mano la realtà milanese. “Oggi come oggi la carenza di personale incide parecchio sul funzionamento e la sicurezza interna della struttura. Il problema più rilevante – ha iniziato a spiegare – sono i detenuti infra-venticinquenni ma ci sono dubbi anche su quelli “minorenni” perché l’accertamento viene fatto sul polso e non su altri punti, come ad esempio spalla e mandibola. È un controllo che viene disposto dal giudice solo in casi eccezionali quando dovrebbe essere quasi sistematico. Questo crea caos”.

I tempi sono cambiati. Con la crescita registrata nel corso del 2023 si superano le presenze medie registrate tra il 2016 ed il 2018 e si arriva a gennaio del 2024 a sfiorare le 500 presenze.

È vero che numeri analoghi si erano già registrati in passato, tra il 2009 ed il 2012, ma da allora le presenze in IPM erano scese radicalmente, al punto tale che fu possibile estendere la permanenza in IPM ai giovani adulti che non avessero ancora compiuto i 25 anni di età. Prima della riforma del 2014 il limite era fissato a 21 anni, ciò di fatto ha allargato la platea dei potenziali detenuti in IPM.

Beccaria, i problemi della struttura

Oltre ai ragazzi i problemi sono anche di natura logistica, in particolare su tutta quella gamma di questioni che riguardano la sicurezza.

Le criticità – ha dichiarato Moretti – negli anni sono aumentate legate alla sicurezza. Entrando nell’IPM abbiamo trovato in alcune sezioni porte divelte abbiamo trovato suppellettili facilmente utilizzabili come strumenti di offesa nei confronti del personale e quello che è successo nei giorni successivi lo prova. Se con un calcio la porta blindata può essere buttata giù significa che c’è un problema strutturale e di ristrutturazione. Il muro di cinta non adeguato, troppo basso. I detenuti hanno più volte cercato di impossessarsi della sezione detentiva e hanno minacciato il personale”.

Anche la ristrutturazione, terminata di recente, sembra essere stata un buco nell’acqua: “Molte criticità dovevano risolversi con l’utilizzo padiglione ristrutturato. Il problema è che la sua ristrutturazione presenta delle criticità di livello di sicurezza non essendo adeguato a degli standard di sicurezza” conclude il sindacalista.

Le richieste dell’USPP

In conclusione, secondo Moretti “la gestione della struttura non può essere meramente legata all’immissione massiccia di unità, occorre un lavoro maggiormente strutturato che impedisca di trovarsi “ostaggi” di facinorosi e riporti la struttura ad avere quella funzione costituzionalmente prevista oggi purtroppo smarrita a causa dell’assenza di una visione dell’Amministrazione Penitenziaria e della Politica che sembrano non rendersi conto pienamente dei cambiamenti che si sono registrati nel panorama detentivo derivanti dai cambiamenti della società̀, cambiamenti che si riverberano anche sulle strutture penitenziarie”. Le problematiche saranno rappresentate al Sottosegretario Andrea Ostellari e ai vertici del D.G.M.C il prossimo 25 giugno.

È indispensabile un cambiamento radicale affinché le strutture penitenziarie, in particolare quelle destinate ai minori, non si trasformino in mere custodi delle problematiche sociali. Al contrario, devono recuperare la loro funzione originaria di deterrenza e rieducazione, che sembra essersi smarrita nel tempo.

© Riproduzione riservata

TAGGED:
Condividi questo Articolo