Morta Barbara Balzerani, la “Primula rossa” delle Br che partecipò al sequestro Moro

L'ex brigatista è morta all'età di 75 anni, dopo aver trascorso 26 anni in carcere ed essere tornata libera nel 2011. La "primula rossa" della colonna romana delle Br non si è mai dichiarata pentita per le azioni commesse

Redazione
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È morta all’età di 75 anni Barbara Balzerani, ex componente delle Brigate Rosse, conosciuta per aver preso parte al sequestro di Aldo Moro e per non aver mai voluto dichiarare il suo pentimento per le azioni compiute. La donna era malata da tempo, come aveva annunciato nel suo ultimo libro, e neanche negli ultimi anni della sua vita ha deciso di cedere, dichiarandosi pentita.

L’ex brigatista fu tra gli ultimi componenti della banda ad essere arrestata e venne condanna a sei ergastoli, per poi scontare 26 anni di carcere ed ottenere nel 2006 la libertà condizionale. Diverse le reazioni dell’opinione pubblica, che si è divisa tra chi ha voluto esprimere cordoglio per la morte di una donna e chi ancora non perdona per le stragi operate nei decenni scorsi.

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Barbara Balzerani

Di fronte alla morte non ci sono parole, solo il rammarico perché è venuta a mancare una vita umana, che ha avuto i suoi errori, i suoi sbagli, il suo passato terribile, soprattutto per la società. Ha sbagliato, ha creato dolore ma io non provo odio, perché l’odio distrugge. Pregherò per lei, perché ovunque sarà possa essere accolta“, ha dichiarato Giovanni Ricci, figlio di uno dei carabinieri uccisi nell’agguato di via Fani. Molto più duro Lorenzo Conti, figlio dell’ex sindaco di Firenze ucciso dalle Br nel 1986: “La morte di Barbara Balzerani è una bellissima notizia. Un orrendo individuo se ne è andato via definitivamente“.

Chi era Barbara Balzerani

Barbara Balzerani è nata a Colleferro, quartiere romano, nel 1949 ed a soli 26 anni decise di entrare a far parte delle Brigate Rosse. Ben presto diventò capo della colonna romana, che fu responsabile del sequestro e dell’omicidio di Aldo Moro avvenuto nel 1978. Partecipò a diversi omicidi compiuti dalle Br e nel 1981 prese parte al sequestro del generale della Nato James Lee Dozier. Fu condannata al carcere nel 1985 e dalla sua cella rivendicò l’omicidio del sindaco di Firenze Lando Conti. Nel 1987, insieme a Renato Curcio e Mario Moretti ha partecipato ad un’intervista, in cui è stata dichiarata definitivamente chiusa l’esperienza della lotta armata in Italia.

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Barbara Balzerani

Ciò che ha sempre colpito della figura di Barbara Balzerani è stato il suo rifiuto di dichiararsi pentita delle azioni commesse. Mai una parola di scuse, mai un ripensamento, se non per quell’unico momento nel 1993 in cui l’ex brigatista ha dichiarato di provare rammarico “per quanti furono colpiti dai terroristi“. Una frase ambigua e poco chiara, che non lasciò nessuno soddisfatto. Nel 2003, poi, Balzerani si espresse in una dura critica nei confronti delle attività delle cosiddette Nuove Br.

Lo scontro con Maria Fida Moro

Nel 2018, in occasione del quarantesimo anniversario della strage di via Fani, Barbara Balzerani pubblicò un post su Facebook che le fece guadagnare numerose critiche. “Chi mi ospita oltre confine per i fasti del 40ennale?“, questo il contenuto del post, poi prontamente cancellato. A qualche giorno di distanza giunse la replica di Maria Fida Moro, figlia dello statista, che decise di commentare l’accaduto, citando direttamente il post di Balzerani.

Che palle il quarantennale lo dico io che non l’ho provocato e che l’ho subito e che ho il titolo per dirlo. Perché il quarantennale mi dà dolore. Ma la signora Balzerani non può dirlo perché lei è tra coloro che l’hanno provocato“, queste le dichiarazioni di Moro pubblicate in un video su Youtube.

Solo qualche settimana dopo, proprio nel giorno dell’anniversario della strage, Balzerani si trovava nel Centro sociale Cpa di Firenze Sud, per la presentazione di un suo libro. In questa occasione l’ex brigatista dimostrò ancora una volta il suo mancato pentimento, dichiarando: “C’è una figura, la vittima, che è diventata un mestiere, questa figura stramba per cui la vittima ha il monopolio della parola. Io non dico che non abbiano diritto a dire la loro, figuriamoci. Ma non ce l’hai solo te il diritto, non è che la storia la puoi fare solo te“.

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