“Condannato per la sparatoria di via de Amicis a Milano del 14 maggio 1977, riparato in Francia dal 1981 … ora potrà ritornare“, si tratta dell’ultimo aggiornamento della vicenda che ha visto Raffaele Ventura condannato per l’omicidio di Antonio Custra e per il quale è stata dichiarata estinta la pena, grazie all’istanza dell’avvocato Davide Steccanella, suo legale.
Classe ’52, Raffaele Ventura è un ex terrorista delle Formazioni Comuniste Combattenti, condannato a 20 anni di reclusione per concorso morale nell’omicidio del vicebrigadiere del III reparto celere milanese Antonio Custra mentre prestava servizio durante una manifestazione di militanti di estrema sinistra. Ora, dopo quarant’anni, Ventura potrà tornare in Italia dalla Francia, dove si era rifugiato e dove tutt’ora vive, senza alcuna conseguenza giudiziaria. L’ultima sua residenza era stata registrata, infatti, a Montreuil, nella regione dell’Ile-de-France.
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Senza essere mai stata scontata, la pena è stata dichiarata estinta in quanto è “decorso il tempo” pari al doppio della pena inflitta. L’estinzione della condanna è stata decisa dalla Corte d’Assise di Milano su richiesta dell’avvocato Steccanella, legale di Ventura, con il parere favorevole della Procura generale. Di conseguenza, è decaduto anche l’ordine di carcerazione connesso alla condanna.
Il 75enne era uno dei 10 ex terroristi che con l’operazione “Ombre rosse” del 2021 sarebbe dovuto rientrare in Italia per scontare le condanne, ma i giudici francesi negarono le estradizioni, aprendo un durissimo scontro diplomatico con l’Italia. “I 10 in Francia braccati sono diventati nove“, dichiara il legale di Ventura, che si contava nella decina insieme a Giorgio Pietrostefani, uno dei fondatori di Lotta Continua.
Come si legge nel provvedimento della prima Corte d’Assise d’appello di Milano, seguita dai giudici togati Caputo e Anelli, il difensore Steccanella nell’istanza aveva premesso che Ventura “era stato condannato” con sentenza divenuta definitiva nel ’96 a 22 anni e 8 mesi di reclusione per l’omicidio e per altri reati “posti in continuazione“.
In seguito, nel giugno del 2021, sempre i giudici milanesi avevano dichiarato “estinte” tutte le pene inflitte per “decorso del tempo senza che i provvedimenti di condanna” fossero “stati eseguiti“. Tutte le pene “salvo quella base” di 14 anni per l’omicidio Custra. La Corte milanese spiega che “allo stato risulta integrato il presupposto temporale per l’estinzione anche della detta pena residua“, ossia i 14 anni rimasti.
Secondo l’art.172 del codice penale, però, la pena della reclusione “si estingue col decorso di un tempo pari al doppio della pena inflitta e, in ogni caso, non superiore a trenta e non inferiore a dieci anni, tempo che decorre dal passaggio in giudicato della sentenza“. Sentenza passata per l’appunto, in giudicato nel ’96 e perciò si contano trascorsi 28 anni, esattamente il doppio della pena di 14 che era stata inflitta per l’omicidio.
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