Allieva Maresciallo dei Carabinieri si toglie la vita a 25 anni, i genitori: “troppo stress e disagio”

Una giovane di 25 anni non è riuscita a sopportare la pressione del corso per marescialli dell'arma dei carabinieri a cui stava partecipando e ha deciso di togliersi la vita. Una lettera scritta dai genitori ha suscitato una forte reazione da parte del sindacato Unarma, che ha deciso di renderla pubblica

Redazione
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Il 22 aprile scorso, la Scuola Marescialli dei Carabinieri di Firenze è stata scossa da un tragico evento: il suicidio di Beatrice Belcuore, una giovane allieva di soli 25 anni. Beatrice, appartenente al Secondo Battaglione, si trovava alla fine del secondo anno di corso e già da tempo manifestava la sua sofferenza per la rigidità della vita militare. I genitori della ragazza hanno deciso di esprimere il loro dolore e la loro indignazione attraverso una lettera-denuncia, che ha attirato l’attenzione dell’opinione pubblica e dell’associazione sindacale dei carabinieri, Unarma.

Il caso di Beatrice Belcuore solleva interrogativi importanti sul sistema educativo e sul sostegno psicologico all’interno delle istituzioni militari. Il sindacato afferma che si impegnerà ad adottare misure efficaci per garantire il benessere psicologico e la salute mentale di tutti i membri delle Forze Armate e delle Forze dell’Ordine.

Corso Carabinieri: la grande sofferenza e il gesto estremo

Secondo quanto riportato nella lettera dei genitori, nei giorni precedenti al tragico evento, Beatrice manifestava segni evidenti di stress psicofisico. Si lamentava con la madre di perdere i capelli a causa dello stress e si sentiva soffocare dalle rigide regole imposte dalla scuola, che sembravano infiltrarsi in ogni aspetto della sua vita: dalla scelta degli abiti all’obbligo di dover mantenere i capelli costantemente raccolti. “Questa scuola mi sta rovinando la vita“, ripeteva spesso alla madre.

Nonostante avesse buoni voti, Beatrice era insofferente alle restrizioni e alle regole rigide della scuola. Fin dai primi giorni, aveva manifestato l’intenzione di abbandonare il percorso, ma aveva sperato che le difficoltà iniziali fossero solo una fase di adattamento. Purtroppo, i ritmi serrati e il clima oppressivo non sono mai migliorati, e la giovane non è riuscita a risollevarsi dallo stato di sofferenza in cui si è ritrovata ingabbiata. 

Una sofferenza opprimente e costante, nonostante la quale Beatrice non riusciva a tornare sui suoi passi e abbandonare il corso. Tornare a casa sarebbe significato dire addio ai due anni della propria vita investiti in un percorso che l’avrebbe portata a fare il lavoro dei suoi sogni. Il contrasto tra queste due realtà hanno portato la ragazza a decidere di porre fine alla propria vita. 

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