L’Autorità garante per Infanzia e Adolescenza propone un piano di sinergia fra istituzioni, famiglie e istituti per arginare il fenomeno
La dispersione scolastica degli alunni italiani è in rialzo: è questo il quadro che emerge dall’indagine conoscitiva promossa dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza. Il rapporto è stato presentato a ridosso della chiusura dell’anno scolastico, il terzo che viene condizionato nel suo svolgimento dalle regole di contenimento della pandemia.
L’elaborato finale, realizzato da alcuni rappresentanti del mondo accademico e scolastico, è commentato da Carla Garlatti, Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza (Agia): «Va rilanciata l’idea di istituire aree di educazione prioritaria nelle zone del Paese a più alto rischio di esclusione sociale». Il binomio fra istruzione e condizioni sociali è ben presente all’interno dell’indagine condotta: «Occorre concentrare le risorse per rendere eccellenti le scuole e i servizi frequentati dai bambini in condizioni di vulnerabilità. Va fatta una mappatura delle aree geografiche caratterizzate da difficoltà sociali, economiche, culturali o attraversate da processi migratori».
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Tre assi per migliorare la situazione
La proposta di reinserimento sociale presentata si articola su tre assi fra il contrasto ai fattori che provocano la povertà educativa, la prevenzione della stessa e promozione di una “cultura” scolastica da perseguire sia negli istituiti, nelle famiglie ma anche dagli organi istituzionali.
Garlatti punta molto sul coinvolgimento dei genitori lungo il processo di formazione scolastica dei figli, prevedendo dei colloqui personalizzati di conoscenza o istituendo riunioni molto più partecipative. È importante, quindi, la costruzione di una rete sociale.
«Occorre inoltre investire su un forte rinnovamento della didattica e degli stili di insegnamento, sull’aumento del numero di scuole a tempo pieno, sulla promozione di ambienti informali di apprendimento e aggregazione – continua l’Agia – Bisogna assicurare il raggiungimento dell’obbligo scolastico per alunni particolarmente svantaggiati e offrire loro la possibilità di uscire da un contesto sociale marginale».
Importante è l’aumento delle risorse del sistema integrato dei servizi educativi e socio-educativi, dall’orientamento scolastico sia in entrata che in uscita, fino al supporto psicologico all’interno dei plessi.
Secondo l’Agia, è importante, in questo senso, creare una “cultura” della scuola non solo negli studenti, ma anche nella popolazione adulta. Tutto questo sarà attuabile solo con un’intesa col vertice governativo e ministeriale.
I numeri della dispersione: divari tra Nord e Sud
Il rapporto presentato dall’Agia mostra una situazione poco confortevole, con un tasso di dispersione scolastica in rialzo. Fattore che ha contribuito molto a ciò è stato il continuo prolungamento della didattica a distanza, dettato dalle condizioni pandemiche.
A scuola hanno un peggior rendimento, o hanno maggiori probabilità di lasciare gli studi, gli alunni provenienti da contesti familiari, culturali e sociali più fragili. Lo studio sottolinea che il 22,7% degli studenti che si ritirano hanno i genitori che possiedono al massimo il diploma di terza media. Il 22% di chi lascia la scuola ha familiari con professioni non qualificate o disoccupati.
Fra gli alunni stranieri il tasso di abbandono scolastico è triplicato rispetto a quello degli alunni italiani (9,1% contro il 2,9%), mentre forti divari si presentano fra Nord e Sud Italia, anche negli accessi agli asili nido, non sempre destinati alle famiglie più bisognose.
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