Alex Pompa, uccise il padre per salvare la madre: assolto. Il legale: “Fine di un inferno”

Il 22enne uccise il padre violento con 34 coltellate; la Cassazione aveva annullato con rinvio una precedente sentenza di condanna a 6 anni, due mesi e 20 giorni di carcere

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Sono ancora frastornato“, è questa la sensazione che Alex Pompa porta sulle sue spalle dopo aver ricevuto la notizia della sua assoluzione. La Corte di assise di Appello di Torino ha, infatti, assolto il 22enne che era stato processato con l’accusa di aver ucciso il padre a coltellate nel 2020 per difendere la madre nel corso dell’ennesima lite famigliare. “Ora devo metabolizzare, io metabolizzo sempre dopo“, confessa emozionato il ragazzo, quasi incredulo della sentenza ricevuta.

I giudici non avrebbero pronunciato la parola “assoluzione“, motivo per cui Pompa si sarebbe girato verso i suoi avvocati per comprende cosa stesse accadendo. La Corte avrebbe infatti semplicemente confermato la sentenza di primo grado risalente al 24 novembre 2021 per legittima difesa.

Ora mio figlio può iniziare finalmente a godersi la vita“, commenta la madre di Alex che con grande affetto considera il figlio come il suo eroe senza il quale sarebbe potuta morire. “Ho sempre affrontato a testa alta questo processo, – continua la donna – pensando a questo: senza Alex sarei morta.

Questo di oggi, è stato un appello bis, stabilito in seguito all’annullamento con rinvio della Cassazione di una precedente sentenza di condanna a 6 anni, due mesi e 20 giorni di carcere risalente a dicembre 2023.

Il capo d’imputazione di Alex Pompa

Era il 30 aprile 2020, quando il 22enne uccise il padre, Giuseppe Pompa, con 34 coltellate. L’uomo è stato sempre descritto con un’indole irascibile, prevaricatore oltre che ossessivo. Spesso, difatti, capitava che si infuocasse di punto in bianco sfociando in vere e proprie violente sfuriate. La mamma difesa da Alex, Maria Cotoia, di cui oggi Alex porta il cognome, aveva anche raccontato di un episodio alquanto inquietante riguardante 101 telefonate ricevute dal marito convinto che la donna avesse salutato un collega.

Nel nuovo processo, i giudici hanno considerato, nella valutazione dell’imputato, anche il contesto in cui si svolse la drammatica vicenda in aggiunta all’aspro clima famigliare e lo stato di disagio psichico con cui viveva il giovane.

Giusto così per Alex, una gioia indescrivibile perché spero questa conferma metta la parola fine alla vita infernale di Alex, Loris e Maria“. Sono queste invece le parole d’entusiasmo ed orgoglio pronunciate da Claudio Strata, uno dei legali difensori del giovane. La sentenza con cui la Corte d’Assise e d’Appello di Torino ha confermato l’assoluzione di Pompa “proviene da una corte autorevolissima di magistrati – continua Strata – di lunga esperienza che non finirò mai di ringraziare“. Nello stesso modo il legale si rivolge a Enrico Grosso, altro avvocato, ringraziandolo di avergli “dato molto supporto e molto conforto non solo in Cassazione ma anche in questo processo di appello bis“.

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