Sabrina Impacciatore ce l’ha fatta. Dopo anni di dedizione e passione per la recitazione, l’attrice italiana si ritrova protagonista in un film d’azione internazionale accanto a Viola Davis, un’esperienza che definisce come un sogno realizzato. Raccontatasi in una lunga intervista a La Repubblica, ha dichiarato: “Volevo lavorare con Viola Davis e non avevo mai fatto un film d’azione“. Per prendere parte in G20, un thriller adrenalinico tra spie, ostaggi e terroristi, ha vissuto 3 mesi in Sudafrica. Lì il suo personaggio ha preso vita grazie a un profondo lavoro personale: “L’ho costruita come una donna abituata al controllo che si spezza davanti a una situazione estrema e sostiene la presidente“.
L’esperienza in Africa l’ha segnata nel profondo: “Vorrei vivere la mia vita in un mondo metà bianco e metà nero“. Ogni sera, prima di dormire, abbracciava chiunque le portasse la cena o il latte, un gesto di connessione che le è rimasto dentro: “Il razzismo è universale, una malattia del mondo. In Sudafrica hanno imparato a convivere, anche se il passato è imperdonabile“.
Leggi Anche
Sabrina Impacciatore, il riscatto dopo i momenti bui
La sua carriera la porta a dividersi tra Roma e Los Angeles, tra incontri sorprendenti e momenti indimenticabili: “Anne Hathaway mi ferma a colazione, Laura Dern mi abbraccia nella cucina di una festa. Sharon Stone, Jodie Foster… Elton John mi chiede di parlare al suo gala per la raccolta fondi contro l’AIDS“. Ma il ricordo più emozionante è legato ad Al Pacino a cena in un ristorante: “Quando si è alzato per pagare, il mio corpo si è mosso da solo verso di lui. Mi sono inginocchiata: ‘Maestro, grazie’. Si è inginocchiato anche lui e mi ha abbracciato per tre minuti“.
Nel suo percorso, Impacciatore ha avuto grandi mentori e figure a cui ispirarsi: “Ettore Scola mi definì erede di Monica Vitti. Boncompagni disse ai miei che ero la nuova Carrà. A Mike White, il regista di The White Lotus, ricordavo Anna Magnani. Sopra al letto tengo le foto di Vitti e Magnani, icone sante“.
Dietro la brillante carriera, ci sono stati anche momenti bui e rifiuti: “Non abbastanza bella, personalità troppo forte. Cinque anni fa mi dissero: ‘Non potrai più lavorare, sei troppo avanti con l’età‘“. Un senso di impotenza l’ha fatta soffrire profondamente: “Mi sentivo intrappolata in un bicchiere, con nessuno che ascoltava le mie urla. Mi ha salvata l’ossessione per la recitazione“.
Per quanto riguarda l’amore, Impacciatore confessa di aver vissuto un lungo periodo di solitudine: “Il mio cuore è rimasto chiuso per quattro anni. Sono stata sola e libera. Ora si è aperto uno spiraglio. Ho imparato ad accogliere tutto ciò che la vita mi mette davanti“.
© Riproduzione riservata