Dopo un’espulsione coronaria da parte del Sole, oggi è in atto sulla Terra una tempesta geomagnetica. L’evento ha colpito il nostro pianeta in anticipo rispetto alle stime del della NOAA, l’agenzia statunitense per la meteorologia spaziale, raggiungendoci alle 19:30 (ora italiana) del 15 aprile.
Il primo impatto ha innescato una tempesta di lieve intensità, tra le classi G1 e G2. La seconda ondata arriverà a breve e potrebbe intensificarsi fino a una tempesta di classe G3, ossia moderatamente forte. Probabilmente, una tempesta di classe G1 persisterà fino alla giornata del 17 aprile.
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Eppure secondo il centro tedesco Helmholtz (GFZ), l’intensità G3 è già stata raggiunta, con due picchi rilevati rispettivamente tra le 19:00 e le 19:30 e tra le 22:00 e le 23:00 del 15 aprile, arrivando a un indice K di 7 (su un massimo di 9).
Le conseguenze della tempesta magnetica
Tra gli effetti evidenziati dalla Noaa troviamo la modificazione della propagazione delle onde radio, che poterebbe problemi alle comunicazioni radio e dei satelliti GPS. In secondo luogo, problemi ai sistemi energetici e possibili blackout elettrici a causa correnti geomagnetiche indotte a livello del suolo nei lunghi conduttori elettrici. Questo problema riguarderebbe in particolare i Paesi ad alte latitudini.
Seguono riduzione della funzionalità dei satelliti per accumulo di carica elettrica, in quanto aumenterebbe la resistenza dell’aria e potrebbe far precipitare i veicoli spaziali.
Infine, troviamo anomalie nel comportamento migratorio degli animali che sfruttano la magnetoricezione per spostarsi, come api, salmoni, tartarughe, balene e pipistrelli, e la presenza di fenomeni aurorali a latitudini inusuali.
An updated CME model by NASA appears to showing a passage past Earth by late April 15th and into the 16th. Still awaiting an official tracking model courtesy of SWPC. Should this model stand, I would expect geomagnetic storm watches to be added within the next 12-24 hours. pic.twitter.com/NAtBvDL52q
— SolarHam (@SolarHam) April 13, 2025
Cos’è un’espulsione di massa coronale
Le espulsione di massa coronale sono enormi esplosioni di plasma e campi magnetici sulla corona del Sole. Quest’ultima è la parte più esterna dell’atmosfera della stella ed è in grado di liberare miliardi di tonnellate di materiale solare nello spazio, a velocità che toccano i milioni di chilometri orari.
Le esplosioni sono eventi talmente potenti da essere paragonabili all’esplosione simultanea di centinaia di migliaia o addirittura milioni di bombe atomiche di Hiroshima. In genere le espulsioni di massa coronale sono associate a violenti brillamenti o eruzioni solari di classe M o X, ma non sempre questi fenomeni si verificano contemporaneamente.
Ma perché gli effetti del fenomeno arrivano in ritardo sul nostro pianeta? La distanza tra la Terra e il Sole è pari a 1 Unità Astronomica, cioè circa 150 milioni di chilometri. A causa della grande lontananza, il flusso di particelle espulso dal Sole può impiegare anche 2 o 3 giorni per colpire il campo magnetico terrestre (magnetosfera).
La classificazione del fenomeno
Il Gfz misura l’intensità delle tempeste geomagnetiche attraverso un sistema di classificazione differente rispetto a quello americano. Il centro tedesco si basa sull’indice K, che comprende valori tra 0 e 9. Per la Noaa, invece, i fenomeni sono classificati in cinque classi di intensità crescente, da tempeste minori (G1) a estreme (G5).
Una tempesta solare estrema però è già avvenuta nella storia recente della Terra: l’evento di Carrington, verificatosi dal 28 agosto e al 2 settembre 1859. Questo fenomeno provocò gravi conseguenze sul telegrafo, causandone la sospensione per 14 ore, e produsse aurore boreali in luoghi insoliti: Roma, Giamaica, Hawaii e Cuba.
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