Gli squali stanno scomparendo. A lanciare l’allarme rosso è il Wwf, in occasione della Giornata mondiale del predatore marino, oggi 14 luglio. È sempre più preoccupante la diminuzione delle specie nel mar Mediterraneo, dove oltre la metà è a rischio estinzione. Il problema è che gli squali, non sono i cattivi predatori che credo tutti, bensì svolgono un ruolo fondamentale a livello climatico.
Nel mar Mediterraneo surriscaldato, gli squali – insieme ad altre razze – svolgono un ruolo chiave nel mitigare l’impatto dei cambiamenti climatici, aumentando con la loro presenza e attività il sequestro del carbonio e supportando la biodiversità marina.
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Ma di questo passo tutto l’enorme lavoro green svolto di grandi predatori sarà solo un lontano e nostalgico ricordo. Allargando lo sguardo agli oceani, si stima che la loro cattura impedisca di “stoccare” fino a cinque milioni di tonnellate di carbonio.
Perché gli squali sono fondamentali per il clima
“Non bisogno sottovalutare l’importanza degli squali e razze nel Mediterraneo – ha sottolineato Giulia Prato, responsabile Mare del Wwf Italia -, ogni specie occupa un ruolo insostituibile in natura, come quello di alcune razze capaci di “mescolare” i substrati marini con i loro movimenti, o altre specie pelagiche che, attraverso le migrazioni verticali, spostano nutrienti tra i diversi strati dell’oceano. Per non parlare poi di tutte le specie che nel corso della vita immagazzinano grandi quantità di carbonio nei loro corpi: quest’ultimo viene stoccato sui fondali oceanici quando, dopo la loro morte, le carcasse di questi animali precipitano in profondità”.
Popolazioni sane di squali e razze possono quindi contribuire, come anche nei casi delle grandi balene, al fondamentale ciclo del carbonio “blu” del nostro oceano e aiutareno a mitigare l’impatto del cambiamento climatico.
Molte specie a rischio
La situazione però non rende soddisfatto il Wwf, preoccupato per le specie a rischio. Da una parte è entusiasta a proposito delle recenti misure mirate a garantire una pesca più sostenibile di squali e razze nel Mediterraneo e a proibire presto la pesca ricreativa di 39 specie. Dall’altro non è soddisfatto per quanto riguarda i tempi di attuazione delle azioni di gestione: sono lenti e potrebbero compromettere l’efficacia delle iniziative ad oggi ancora in potenza. Alcune specie a rischio critico di estinzione come la Vaccarella, l’Aquila di mare e la Rinottera rimangono ancora senza protezione nel Mediterraneo. I ritardi compromettono inevitabilmente la sostenibilità a lungo termine delle attività di pesca e dell’intero ecosistema marino.
L’appello a tutti i Paesi “nostrum”
Senza giri di parole la situazione è critica. Secondo l’organizzazione internazionale non governativa di protezione ambientale: “I Paesi del Mediterraneo sono in ritardo. Devono mettere in atto tutte le misure di gestione della pesca su base scientifica, stanziando risorse adeguate alla loro attuazione e applicazione, sostenendo tutte le parti interessate, compresi i pescatori, affinché rispettino le nuove misure, garantendo la raccolta e il monitoraggio dei dati e intensificando la conservazione degli habitat critici per predatori e razze”.
La richiesta di un Piano d’Azione Nazionale
In particolare, l’organizzazione internazionale non governativa di protezione ambientale chiede alle istituzioni italiane di sviluppare un Piano d’Azione Nazionale (NPOA) per la salvaguardia e gestione di grandi predatori e razze, attraverso l’istituzione di un tavolo interministeriale di coordinamento e in consultazione con gli esperti della comunità scientifica, i pescatori e le organizzazioni della società civile.
Questo piano così specifico “permetterebbe di rispondere agli impegni presi in modo armonico, migliorando la raccolta dati a livello nazionale, prevedendo misure di mitigazione e gestione delle catture accidentali sulla base delle migliori conoscenze scientifiche e di protezione degli habitat essenziali e delle specie a rischio”.
Se l’appello verrà accolto, ci sarà un tavolo e si metteranno in atto le misure emanate dalla Commissione Generale della FAO per la Pesca nel Mediterraneo e dalla CITES forse la situazione potrebbe migliorare. Le misure adottate migliorerebbero la gestione della pesca e del commercio di squali e razze e aiuterebbero il recupero e la salvaguardia di 42 specie appartenenti a questo gruppo.
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