Nucleare, M5S chiede chiarimenti su ruolo Sogin: “Il suo coinvolgimento nel rilancio del settore non rispetta statuto”

I deputati pentastellati Ilaria Fontana, Emma Pavanelli ed Enrico Cappelletti hanno annunciato la presentazione di un'interrogazione al ministero dell'Ambiente in riferimento al ruolo della Società Gestione Impianti Nucleari nel rilancio del settore nucleare promosso dal governo

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Il Movimento 5 Stelle ha annunciato la presentazione di un’interrogazione al ministero dell’Ambiente in riferimento alla richiesta di accelerazione delle attività di decommissionig, ovvero di smantellamento, delle centrali nucleari presenti sul suolo italiano e della verifica dell’operato dell’amministrazione, al fine di comprendere se questo sia stato svolto secondo il rispetto delle regole attualmente presenti. Lo hanno dichiarato in una nota i deputati pentastellati Ilaria Fontana, Emma Pavanelli ed Enrico Cappelletti.

All’interno della comunicazione, i deputati fanno riferimento alle “recenti dichiarazioni dell’amministratore delegato di Sogin, Gian Luca Artizzu“, che avrebbe annunciato che la Società Gestione Impianti Nucleari “è pronta a fare la sua parte mettendo a disposizione le competenze nella conduzione di impianti“. Secondo i membri del Movimento 5 Stelle, però, il coinvolgimento della società nel piano di costruzione di nuovi impianti nucleari promosso dal governo “non rispetterebbe quanto previsto dallo statuto societario secondo cui, tra i vari punti, la società si occupa dell’esercizio delle attività di smantellamento delle centrali elettronucleari dismesse” e non la partecipazione al rilancio della produzione di energia elettrica.

Inoltre, i deputati contestano come l’ultimo Piano a vita intera della Sogin contenga “un aumento dei tempi e dei costi delle attività di decommissioning“, in quanto, secondo le stime del 2013, era prevista una spera pari a 6,6 miliardi, mentre ora con il nuovo Piano si sarebbe giunti ad un aumento dei costi pari a 11,38 miliardi. Invece, il raggiungimento del cosiddetto “Prato verde” – lo smantellamento di una centrale nucleare, la gestione delle scorie radioattive e la bonifica dell’area in cui questa sorgeva – sarebbe slittato dal 2041 previsto nel 2020 al 2052 attuale.

Questi ritardi, secondo quanto dichiarato dai pentastellati, comporterebbero “un incremento dell’esposizione ai pericoli per chi risiede nei pressi di centrali nucleari” e dimostrerebbero al contempo le difficoltà relative alla gestione oltre che i costi elevati di queste attività. Alla luce di queste considerazioni, quindi, i deputati hanno presentato una richiesta di chiarimento in riferimento alle attività di smantellamento.

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