Il Ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, in un’intervista a La Stampa ha parlato del nucleare di nuova generazione, di cui è un convinto sostenitore. Questo perché, insieme alle energie rinnovabili, l’energia atomica permetterà di ridurre le emissioni e i prezzi dell’energia e di fare a meno delle fonti fossili. A fine anno presenterà una legge delega con le nuove regole, mentre l’obiettivo per l’accensione dei nuovi impianti è il 2035.
Pichetto sul dibattito del nucleare a Marghera
Il ministro è stato innanzitutto interrogato sulle voci che in questi giorni stanno circolando riguardo al possibile collocamento di una centrale nucleare a Marghera, Venezia. Il dibattito è diviso tra chi la ritiene un’area perfetta per ospitare un piccolo reattore nucleare modulare e gli amministratori locali che suggeriscono al governo di considerare un altro posto.
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A scatenare il tutto è stato Renato Brunetta, presidente del Cnel, che nei giorni scorsi ha suggerito che “vista la sua vocazione industriale, Porto Marghera potrebbe essere un sito per il nucleare”. Infatti Porto Marghera è una delle più grandi zone industriali costiere d’Europa. Il ministro Urso ha poi confermato che Venezia può essere un sito per il nucleare, precisando che “Confindustria ha detto di voler avanzare richieste in tutta Italia, per consentire alle imprese di essere più competitive”.
Ma questa situazione non è piaciuta a Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, che ha dichiarato che “il mondo è grande, Venezia non ha certo bisogno di un ulteriore dibattito e di un ulteriore progetto”, sottolineando che la città dovrebbe essere “l’ultimo sito da prendere in considerazione”. Il presidente veneto ha comunque detto di essere favorevole al ritorno dell’energia atomica in Italia, ma contrario alla proposta di un impianto nucleare a Porto Marghera, perché “sarebbe assolutamente devastante”. A rispondergli è intervenuto il vicepremier Antonio Tajani che ha dichiarato che “le politiche energetiche del Paese non le decidono i governatori e il nucleare è una scelta strategica per l’Italia”.
E ora arriva anche la dichiarazione del ministro Pichetto, che cerca di smorzare gli animi portando all’attenzione il fatto che si tratta di “piccoli moduli nucleari che ancora non esistono sul mercato, per cui trovo difficile in questo momento ipotizzare dove andare a collocarli”. Questi saranno pronti tra 7-10 anni e in quel momento ci saranno delle nuove regole e verranno fatte le opportune valutazioni, e sarà solo allora quindi il momento di discutere “su dove collocarli”.
Cambieranno anche i requisiti tecnici per l’individuazione delle aree rispetto ai vecchi impianti, perché sarà qualcosa di completamente diverso rispetto a oggi, “non ci saranno più le grandi tradizionali centrali che conosciamo”. Per questo non è il momento di discutere adesso di queste cose. Per il ministro deciderà il mercato dove collocare i moduli, “ci saranno dei distretti industriali, i più energivori, che potranno utilizzare questi piccoli reattori”.
Ma il nucleare servirà in futuro?
Al ministro è stato poi chiesto se in prospettiva sarà proprio così necessaria l’energia nucleare e Pichetto ha risposto di sì e che al momento non c’è alternativa. “Però”, ha chiarito, “parliamo di un’integrazione rispetto alla produzione delle fonti rinnovabili”, quindi oltre al nucleare bisogna usare tutte le strade possibili, dal geotermico all’idroelettrico, dal fotovoltaico all’eolico, dall’idrogeno all’energia da fusione. “Come detto non avremo più il nucleare di una volta”.
Pichetto ha affermato che esiste l’ipotesi ormai concreta che i piccoli moduli del futuro utilizzeranno le scorie delle vecchie centrali, che l’Italia oggi ha ma in piccolissime quantità stoccate in Francia e Inghilterra. Questi piccoli moduli verranno prodotti in serie e “a seconda di quella che è la domanda di energia, se ne potranno mettere uno, due o tre in fila. Parliamo di moduli che vanno da 50 a 500 megawatt di potenza”.
Dopo il referendum del 2011 in cui gli italiani scelsero di bloccare il nucleare nel nostro paese, è necessario ora redigere nuove regole per continuare con la sperimentazione ed essere pronti quando i nuovi moduli saranno disponibili. Il ministro ha dichiarato che entro la fine di quest’anno presenterà una legge delega e a seguire ci saranno “tutti i provvedimenti attuativi con un percorso legislativo e regolamentare che occuperà tutto il 2025”.
Nel caso in cui ci dovesse essere un ulteriore referendum abrogativo sul nucleare, il governo deve creare le condizioni per vincere. “Da qui ad allora lavoreremo affinché gli italiani possano conoscere ciò che mette a disposizione la scienza“: quella del futuro si chiamerà sempre energia nucleare, ma sarà una tecnologia totalmente diversa.
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