Pesce-Alert nel Mediterraneo: l’allarme del Wwf

Da questo momento inizieranno le importazioni di molluschi e crostacei con il "Fish Dependence Day"

Redazione
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Sono finite le risorse ittiche del Mediterraneo per il 2024. La notifica parte dal Wwf che denuncia le conseguenze irreversibili del cambiamento climatico sul nostro Pianeta. Da questo momento inizieranno le importazioni di molluschi e crostacei con il “Fish Dependence Day”, momento in cui l’Europa esaurisce virtualmente l’equivalente della produzione annua interna di pesce. La ricorrenza cadrà in concomitanza della 36esima edizione del Comitato per la Pesca della Fao a Roma dall’8 al 12 luglio. Con il 58% degli stock ittici sovrapescati, il Mediterraneo è il secondo mare più sfruttato al mondo.

Pesce: l’allarme del Wwf

Se nei primi sei mesi avessimo consumato solo risorse dei nostri mari. Da luglio alla fine dell’anno queste non sarebbero più disponibili e l’Europa dovrebbe ricorrere alle importazioni per sostenere la crescente richiesta dei consumatori“, si legge in una nota del Wwf. La domanda europea è troppo alta. Di fatto, ogni cittadino consuma in media 24kg di pesce l’anno e gli italiani la superano con 31,21kg. L’aumento della domanda caratterizza una successiva pesca eccessiva. Le specie più colpite dal sovrasfruttamento, ricorda il Wwf, sono nasello, sardina, i gamberi e la triglia di fango.

La situazione dello sfruttamento dei mari è resa ancora più complessa dalla pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata che aggrava la condizione degli ecosistemi marini e delle economie locali.

Pesce: la crisi climatica

Da anni il Wwf si occupa di denunciare il cambiamento climatico che affligge la Terra. L’uomo e le sue azioni sono complici del surriscaldamento del Pianeta e dei fenomeni atmosferici estremi. Il riscaldamento degli oceani potrebbe portare a un calo di pesce fino al 40% degli stock entro il 2100. Nel Mediterraneo, invece, sta causando la tropicalizzazione con quasi 126 specie aliene presenti, che porta ad una riduzioni delle specie autoctone fino al 40% in alcune aree, per motivi di competizione o predazione.

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