Gli incendi continuano a devastare la Grecia. Il Wwf si unisce al drammatico cordoglio per la tragedia che ha visto morire tra le fiamme 18 migranti ed è costretto ancora una volta a constatare come il destino delle persone sia intrinsecamente legato a quello della natura e degli ecosistemi.
La distruzione della foresta di Dadia
Gli incendi che hanno drammaticamente spezzato vite umane – facilitati dall’estrema siccità di cui ha sofferto anche quest’anno la Grecia e dalle temperature record (aiutati dai venti intensi che prevalgono in questo periodo dell’anno) – sono anche colpevoli della distruzione della foresta di Dadia, al confine con la Turchia, uno dei più importanti hotspot di biodiversità in Europa.
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Pur essendo ancora troppo presto per valutare la portata dell’impatto o per fornire numeri precisi, il Wwf può già segnalare come l’incendio abbia incenerito il nucleo della foresta in cui si trova una delle poche popolazioni riproduttive (30-35 coppie) di avvoltoio monaco (Aegypius monachus) della penisola balcanica, distruggendo i vecchi pini neri che ospitano i nidi.
La presenza di pini secolari è indispensabile per il futuro di questi rari avvoltoi che da tempo non nidificano più in Italia, da un lato per la scomparsa di habitat idonei per la nidificazione e dall’altro per bracconaggio e antropizzazione diffusa del territorio.
Il fuoco ha colpito anche i nidi di un altro raro avvoltoio che vive nella foresta di Dadia, il capovaccaio (Neophron percnopterus). Solo cinque coppie nidificano in Grecia e tutte nell’area colpita dagli incendi. Importanti tratti della foresta di Dadia che si erano salvati da un precedente incendio lo scorso anno sono ora andati definitivamente persi.
Incendi in Grecia, le parole del Wwf
Il Wwf spiega che “a rendere ancora più drammatica la situazione è stata la convergenza dell’incendio della foresta di Dadia con le fiamme di un altro incendio, innescato nel sud di Evros e che a sua volta ha distrutto aree protette importanti – soprattutto per i rapaci – e che ora si sta dirigendo verso la zona umida di Ramsar nel delta di Evros. L’area bruciata ad oggi è di quasi 30.000 ettari ma le fiamme sono ancora attive”.
Le iniziative del Wwf
Da più di 30 anni il Wwf lavora nella foresta di Dadia per proteggere l’importante hotspot di biodiversità costituito da antiche foreste mediterranee e dalle preziose popolazioni di avvoltoi. In particolare, il Parco nazionale di “Dadia-Lefkimi-Soufli” è di importanza globale nonché una delle aree protette più importanti a livello europeo. La foresta è costituita principalmente da pino nero (Pinus nigra) e pino calabro (Pinus brutia), insieme a querce e altre specie decidue, oltre che da arbusti di macchia mediterranea.
L’intero habitat ospita 3 specie (avvoltoio monaco, grifone e capovaccaio) delle 4 specie di avvoltoi presenti in Europa, oltre a essere uno degli ultimi rifugi rimasti per 36 diverse specie di rapaci minacciate, come l’aquila di mare, l’aquila minore e l’aquila imperiale orientale.
Gli appelli del Wwf rimasti inascoltati
“Oramai sappiamo che la crisi climatica amplifica e peggiora l’intensità, la frequenza e la dimensione degli incendi nel Mediterraneo, in Europa e nel mondo intero. Tuttavia, anche in questo caso gli impatti potevano essere minori se si fosse posta maggiore attenzione alle misure di prevenzione che da anni il WWF chiede di applicare.
“La perdita di vite umane, la distruzione della biodiversità gravano come macigni sulla coscienza di comunità e governi che avrebbero potuto e dovuto fare molto di più per migliorare la sicurezza dei territori e per proteggere valori insostituibili – continua il Wwf – Speriamo e crediamo che questa ennesima tragedia possa aiutarci a capire che dobbiamo reagire al rischio incendi con più prevenzione, educazione, sensibilizzazione, investimenti e mezzi dedicati. Non possiamo permetterci di perdere questa battaglia”.
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