Un vero e proprio serial killer dell’ecosistema dei mari che nulla teme, nemmeno il cambiamento climatico, considerando che il granchio blu resiste tranquillamente tra i 3 e i 35 gradi. Una specie marina aggressiva, che rovina le reti e risale perfino le sponde per divorare le uova; di rapidissima riproduzione, e capace di ingurgitare qualsiasi cosa nel corto raggio dei suoi occhietti neri: dagli avannotti (i pesci piccolini), alle anguille, gradendo volentieri anche orate, spigole, cozze e vongole.
Per tale motivo, il governo ha lanciato la lotta contro il granchio blu, che sta invadendo le coste dell’Adriatico e le zone di acqua dolce e salmastra in Veneto Emilia Romagna e Toscana, impegnando 2,9 milioni per contrastarlo.
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Abbiamo chiesto alla Naturalista Cristiana D’Amici, maggiori dettagli su questa specie che sta invadendo i nostri mari.
Origini e caratteristiche del granchio blu
“Il Callinectes sapidus Rathbun, 1896, meglio conosciuto come Granchio blu dell’Atlantico o granchio azzurro – spiega la Naturalista – è una specie originaria delle coste dell’Atlantico occidentale, dal nord dell’Argentina alla Nuova Scozia, compreso il Golfo del Messico e il Mar dei Caraibi”.
“Questa specie – sottolinea – è nota per essere eurialina (tollera alti livelli di salinità nell’acqua) ed euriterma (tollera forti variazioni di temperatura). Abitano principalmente ambienti marini costieri, inclusi estuari e lagune, con alcuni record che si estendono ai sistemi di acqua dolce. Tali caratteristiche, insieme al cambiamento climatico ed all’introduzione antropica, hanno sicuramente contribuito all’espansione del suo areale di distribuzione segnalato da molti studi e confermato da altrettanti campionamenti”.
Il granchio blu è aggressivo anche con l’uomo?
“Generalmente non è una specie particolarmente aggressiva. Il problema sta nelle chele taglienti e forti, se viene toccato potrebbe ferire. È quindi bene non avvicinarsi, e qualora venisse avvistato bisognerebbe avvisare i pescatori esperti. Tuttavia, anche se in alcune regioni del Mediterraneo i pescatori catturano e vendono il granchietto killer, si dice che questa specie aliena danneggi le reti da pesca e mutili i pesci catturati commercialmente, che saranno poi rigettati, abbassando così la produzione e il valore della pesca tradizionale e, in alcuni casi, provocando lesioni ai pescatori durante la rimozione dei granchi dalle reti”.
Ci sono apporti positivi dell’arrivo di questa nuova specie nel Mediterraneo, capace di divorare qualsiasi animale marino gli si trovi davanti (a partire da spigole, orate, cozze, vongole ecc.)?
“I granchi blu non hanno nessun apporto positivo sulla natura, ma comportano solamente una riduzione della biodiversità marina. E questo è un male. Essendo una specie alloctona, ovvero non del luogo, ma “straniera” per intenderci, sta andando a decimare specie autoctone, nate e cresciute in quel luogo. Il granchio blu è un super predatore che non ha a sua volta predatori naturali, quindi fa il bello e cattivo tempo con le specie che sono nate e cresciute sempre qui, riproducendosi a dismisura, sterminando quindi le specie marine del posto”.
“Un po’ come il Pancrazio marittimo a Sabaudia, che è stato soppiantato. Per quanto riguarda la biodiversità – continua a spiegare la biologa – questo granchio sta facendo gravi danni. Per fortuna se ne sta parlando e si sta combattendo. E poi, essendo commestibile (con carni molto pregiate), può anche essere venduto a caro prezzo, il che può portare benefici per l’economia; anche se purtroppo sul mercato sono richiesti esemplari di grossa taglia: ragion per cui è maggior il danno, rispetto al guadagno”.
Quali sono state le prime segnalazioni nel Mar Mediterraneo?
“Il granchio blu nasce lungo le coste dell’oceano Atlantico occidentale. Successivamente è stato segnalato come “animale alieno” in diverse regioni dell’Atlantico nord-orientale, tra cui il Mar Mediterraneo, il Mare del Nord e il Mar Baltico, e in altre zone del Pacifico. Il primo avvistamento del granchio blu nel Mediterraneo è stato registrato nel 1949, nel Golfo di Venezia, (era un un esemplare femmina); tuttavia, questo record potrebbe essere stato preceduto da passati arrivi nel Mar Egeo, risalenti agli anni ’30. Seguentemente il suo areale di distribuzione si è esteso ai bacini orientali ed occidentali del Mar Nero”.
Le segnalazioni in Sicilia
“Il granchio blu è stato segnalato a Messina negli anni ’70 e lungo la costa orientale della Sicilia alla fine degli anni ’80. Da quel momento, ci sono stati numerosissimi altri record siciliani. Oggi, il granchio blu ha una distribuzione a macchia lungo le coste della Sicilia, in particolare, nelle zone costiere con acqua dolce, come foci con fondale sabbioso o fangoso, caratteristica rilevata nel Mar Mediterraneo”.
“A Malta – continua l’esperta – la specie è stata segnalata nel 1972, anche se tale registrazione fu un falso: l’esemplare avvistato era il granchio nuotatore africano”, che tra l’altro hanno un carapace più scuro contrassegnato da numerose macchie bianche. “Pertanto – sottolinea – l’unico record a Malta è un esemplare maschio trovato, nel luglio 2021, al porto di Marsaxlokk, nella parte sud-orientale”.
Ma perché il granchio blu è emigrato?
“In merito alla loro migrazione non ci sono risposte scientifiche precise, a partire dal “perché”, fino al “come”. Si pensa che le cause preponderanti – spiega l’esperta – possano essere due: il cambiamento climatico in primis, essendo crostacei che sanno adattarsi, come detto precedentemente, sia ad alte temperature, sia all’alto livello di salinità. L’altra possibile causa della migrazione del granchio blu pare sia dovuta al trasporto di questi esemplari tramite grandi navi che dall’Atlantico viaggiano verso il Mediterraneo e che navigando incamerano le acque di “zavorra” per bilanciarsi. Nel trattenere l’acqua marina è probabile che vengano “risucchiati” anche i granchi blu (che si trovano sui fondali). Ma non è da escludere che siano stati introdotti a scopo commerciale da qualcuno”.
Con la proliferazione di questa specie dall’America alle nostre coste, come cambierà il quadro dell’ecosistema marino nell’avvenire?
“Se non verranno al più presto prese contromisure per diminuire la proliferazione di questo esemplare, si andrà incontro alla riduzione delle biodiversità, quindi delle varietà delle altre specie. La conseguenza è che, sicuramente, si avranno degli squilibri della catena alimentare, per non parlare dei pesanti danni economici. Ogni specie alloctona nuoce alla specie autoctona. Esempio lampante – conclude la Naturalista – è la fauna ittica proveniente dal Canale di Suez, che ha minato la sopravvivenza di molte specie autoctone del Mediterraneo.
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