Stanno per volgere al termine i negoziati della Cop28 di Dubai. Oggi, nella penultima giornata di accordi, ha preso la parola il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres che ha scandito la necessità di intervenire immediatamente sulla questione del riscaldamento globale, perché il tempo è ormai scaduto: “L’orologio continua a ticchettare, siamo quasi fuori tempo massimo. La terra è a pochi minuti dalla mezzanotte per quanto riguarda il limite degli 1,5 gradi. Abbiamo bisogno al più presto di risultati ambiziosi e un piano decisivo per salvaguardare il clima“. Questa l’esortazione di Guterres.
Inoltre, il segretario generale dell’Onu ha messo i puntini sulle “i” per quanto riguarda il testo finale dell’accordo: “Siamo chiamati ad affrontare una sfida complessa e ambiziosa sulla riduzione dei gas a effetto serra. E’ essenziale – ha dichiarato alla stampa – che il l testo finale dell’accordo riconosca il bisogno di uscire da tutte le fonti fossili con un calendario coerente con il limite di 1,5 gradi” di riscaldamento globale e con emissioni nette zero al 2050“.
Il segretario generale, infine, ha quindi ribadito l’obiettivo di limitare l’aumento delle temperature globali a 1,5 gradi rispetto all’epoca preindustriale: “Nella corsa contro il tempo ho chiesto alle parti massima ambizione e flessibilità. Necessario un compromesso per una soluzione“. Gli obiettivi impellenti, riassunti anche sull’account X privato di Guterres, sono i seguenti: “Ritornare al limite di riscaldamento di 1,5°C. Porre fine all’era dei combustibili fossili. Fornire giustizia climatica“.
Il presidente del vertice sul clima COP28, Sultan Al Jaber: “Fallire non è tra le opzioni”
A parlare di compromessi e di un “acceleramento” in questa fase conclusiva dei trattati anche il presidente del vertice sul clima Cop28, Sultan Al Jaber: “Il fallimento non è tra le opzioni. Tutti devono accettare dei compromessi e tutti saranno ascoltati” riporta il Sole24Ore.
Secondo Al Jaber i negoziati stanno facendo “dei buoni progressi”, specialmente dopo l’accelerazione avvenuta il 9 dicembre sera. Buon segno, ma il tempo sta scorrendo inesorabile e bisogna ancora risolvere il punto nodale sull’uscita graduale dalla produzione di carbone, petrolio e gas.
Il punto critico: il petrolio
Al centro del dibattito dei colloqui di Dubai il tema sui combustibili fossili e sul loro ruolo futuro. Questo è il punto cruciale di scontro che sta complicando gli sforzi dei quasi 200 paesi per arrivare a una formulazione conclusiva del trattato entro il 12 dicembre.
Se da una parte c’è una coalizione di 80 paesi, tra cui Stati Uniti, Unione Europea e piccole nazioni insulari che vogliono “eliminare in maniera graduale” i combustibili fossili, dall’altra ci sono i membri dell’Opec (il cartello petrolifero) che controbattono sostenendo di non poter indietreggiare sulla questione perché sarebbe un “danno per l’economia mondiale”.
A detta del più grande produttore dell’OPEC, l’Arabia Saudita, l’attenzione della Cop28 dovrebbe essere spostata sulla riduzione delle emissioni, invece di concentrarsi sulle fonti di carburante che le causerebbero.
Per ora l’unica cosa certa è che si ridurranno le emissioni di gas serra legate all’energia solo del 30% rispetto a quanto necessario entro il 2030. Questo è ciò che hanno affermato l’Agenzia internazionale per l’energia e l’Aie, che ha pubblicato una valutazione delle promesse non vincolanti fatte negli Emirati dai governi e dall’industria del petrolio e del gas.
Cop28, gli impegni presi
Inoltre, sono stati presi una serie di impegni durante la Cop28 che mirano a raggiungere al più presto gli obiettivi sul clima: triplicare la diffusione delle energie rinnovabili e dell’energia nucleare, ridurre l’uso di carbone e ridurre le emissioni del potente gas serra metano.
Se questi punti saranno attesi, secondo le stime dell’Agenzia internazionale per l’energia, le emissioni globali di gas serra potrebbero ridursi notevolmente. Siamo ancora lontani, ad ogni modo, dal colmare il divario di emissioni come stabilito nell’accordo di Parigi del 2015, che aveva come obiettivo quello di limitare ben al di sotto di 2 gradi Celsius il riscaldamento medio globale rispetto al periodo preindustriale, puntando ad un aumento massimo di 1,5 gradi.
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