Da sempre la potenza distruttiva dei terremoti ha rappresentato un gravissimo problema per l’uomo. La terra trema e la vita viene spazzata via in un battito di ciglia. Anticamente erano gli dèi che volevano punire le condotte degli uomini, oggi sappiamo grazie alla scienza che non c’è nessun essere primordiale e iroso che vuole distruggerci, ma i terremoti restano lo stesso fra le più gravi e pericolose catastrofi naturali. E i tristi eventi avvenuti in Myanmar non sono altro che la dimostrazione di tutto questo.
L’Asia e i sismi
Come detto in precedenza, i sismi nascono dal movimento delle placche terrestri che si scontrano fra di loro. I luoghi con maggiore probabilità sismica, dunque, sono quelli più vicini ai margini delle placche, poiché si trovano prossimi alle onde più potenti. Proprio il continente asiatico si trova nella lista dei territori più pericolosi, essendo attraversato da ben quattro placche continentali: il piatto arabo, il piatto eurasiatico, il piatto indiano e il piatto di mare delle filippine. Queste placche spingono una contro l’altra, generando una moltitudine di onde sismiche. Il terremoto del Myanmar è l’ultimo di una lunga lista di distruzione che purtroppo colpisce abitualmente l’Asia e la vita dei suoi abitanti.
Leggi Anche
Il terremoto in Myanmar
Con una magnitudo di 7.7 alla prima scossa, e di 6.4 alla seconda, e un epicentro a 16 chilometri a nord di Saigang, proprio al centro del paese, questo sisma potrebbe essere fra i più devastanti che hanno colpito la zona negli ultimi 25 anni. Il numero delle vittime continua a salire, senza contare il numero di dispersi. Ciò ha spinto il paese a dichiarare lo stato di emergenza e chiedere aiuto alla comunità internazionale. La Farnesina si è già mobilitata, ma i danni sono incalcolabili.
I terremoti più distruttivi degli ultimi anni
In 25 anni l’Asia è stata colpita da 14 sismi (senza contare le successive scosse di assestamento). Nel 1999 la Turchia è stata colpita da un terremoto di scossa 7.6 che ha mietuto 18.000 vittime. Nel 2003 invece l’Iran viene devastato da delle scosse che uccidono fra le 40.000 e le 50.000 persone. L’Indonesia nel 2004 raggiunge un triste primato: la scossa più potente ovvero 9.1, con danni incalcolabili e mezzo milione di vittime.
Questo “record” viene raggiunto nel 2011 in Giappone: questo è il sisma che colpisce anche la centrale di Fukushima causando un gravissimo disastro nucleare e uno tsunami che da lì a poco si sarebbe abbattuto sul territorio nipponico, causando ulteriori vittime. Ricordiamo anche le tragedie avvenute a Giava nel 2006, in Cina nel 2008, ad Haiti nel 2010, in Nepal nel 2015 e di nuovo in Indonesia nel 2018. Nel 2022 è l’Afghanistan che viene colpito da una scossa che causa 1500 morti, mentre il 2023 è un anno molto sfortunato: si registrano ben tre terremoti nello stesso anno, rispettivamente in Marocco, Turchia e Siria ed infine in Algeria.
Esistono soluzioni?
Questa è una tragica costellazione di catastrofi naturali, che ha lasciato profonde ferite sul territorio ma soprattutto sugli abitanti dei paesi colpiti. Nel 2025 ci si chiede: è possibile che non esista una soluzione per evitare questi eventi così distruttivi? Purtroppo, non esistono strumenti che possano prevedere con precisione l’arrivo di un sisma; è un evento improvviso e imprevedibile, che non lascia il tempo ad eventuali evacuazioni. Esistono però delle avveniristiche tecnologie che hanno permesso la costruzione di edifici antisismici. Questo tipo di architettura, ampiamente sperimentata ad esempio in Giappone, assorbe le onde sismiche, facendo in modo che l’edificio non venga abbattuto dalla scossa.
Un esempio di questo tipo di tecnologia è la sfera d’acciaio del grattacielo di Taipei, che ha salvato l’edificio durante una scossa. La sfera, enorme e pesantissima, risponde alle scosse esterne oscillando come un pendolo, e così facendo assorbe le onde sismiche proteggendo l’edificio in cui è inserita. Purtroppo, queste tecnologie hanno costi di costruzione molto elevati, senza contare l’elevate difficoltà per costruirli. L’unica soluzione che si può adottare per il momento è quella di inviare più aiuti possibili ai paesi colpiti, come l’Italia sta facendo in questo difficile momento per il Myanmar, ed essere solidali gli uni con gli altri quando avvengono queste terribili catastrofi.
© Riproduzione riservata