A quasi due anni e mezzo dallo scoppio del conflitto russo ucraino, il leader del Cremlino Vladimir Putin sembra essere in difficoltà. Dopo 30 mesi di devastazioni e incursioni nel territorio nemico, sembrerebbe che la situazione stia prendendo una piega insolita per Mosca. Dallo scorso 6 agosto, le truppe di Kiev sono riuscite a penetrare in territorio russo, dalla Regione di Kursk, e ad avanzare lentamente verso i loro obiettivi. Sembrerebbe che a 10 giorni dall’inizio dell’invasione, gli ucraini siano riusciti a conquistare ben 1000 km quadrati di territorio russo, comprendenti “74 comunità che sono ora sotto il controllo di Kiev“.
Un duro colpo per Putin che, secondo le parole del presidente Usa Joe Biden, “sta affrontando un vero dilemma“. I funzionari di Washington, infatti, sarebbero in costante contatto con quelli ucraini per essere informati degli sviluppi della situazione e sulle reazioni di Mosca. In Russia intanto, si teme che l’avanzata ucraina prosegua.
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La Regione di confine di Belgorod, vicina a quella ucraina di Kharkiv, ha dichiarato lo stato di emergenza, come confermato dal governatore Vyacheslav Gladkov: “La situazione rimane estremamente difficile e tesa a causa dei bombardamenti delle forze armate ucraine. Le case sono state distrutte, tra i civili ci sono morti e feriti. Lo stato di emergenza è necessario per garantire una maggiore protezione della popolazione e fornire ulteriore sostegno alle vittime“.
Usa: “Se l’invasione non piace Putin, ritirasse le sue truppe dall’Ucraina“
Secondo fonti interne all’Ucraina, il Paese non avrebbe alcuna intenzione di annettere territori russi. Il reale obiettivo dell’offensiva, come spiegato dal portavoce del ministero degli Esteri ucraino Heorhii Tyhiy, è quello di “impedire alla Russia di trasferire ulteriori unità a Dontesk e di complicare la sua logistica militare“. Quindi, nel momento in cui Mosca deciderà di dichiarare concluse le offensive in territorio ucraino, automaticamente cesseranno anche quelle sul territorio russo.
Così, il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale statunitense, John Kirby, ha dichiarato: “Se l’offensiva ucraina nella Regione russa di Kursk non piace a Putin, se la cosa lo mette un po’ a disagio, allora c’è una soluzione semplice. Può andarsene dall’Ucraina e farla finita“. Nel frattempo, risulta complesso comprendere quale sia la reale situazione che si sta delineando in territorio russo. Da un lato Kiev ha sostenuto che “nonostante le battaglie difficili e intense, le nostre forze continuano ad avanzare“, mentre da Mosca giunge una narrazione piuttosto diversa: “Le forze russe continuano a respingere i tentativi ucraini di penetrare in profondità e continuano i bombardamenti sulle riserve delle forze armate di Kiev nell’oblast di Sumy“.
Onu: “La protezione dei civili deve essere la priorità“
Sono stati evacuati altri 2000 civili residenti nelle aree di combattimento in Russia. La notizia è stata confermata da Artyom Sharov, del ministero delle Emergenze, che ha sottolineato come dall’inizio delle incursioni siano 121mila i cittadini evacuati. “Ovunque si verifichino operazioni militari da entrambe le parti, la protezione dei civili in conformità con il diritto umanitario internazionale deve essere la massima priorità” ha dichiarato la portavoce dell’agenzia per i diritti umani delle Nazioni Unite, viste le preoccupazioni nate a seguito delle incursioni in territorio russo.
Sembrerebbe che l’Onu abbia ricevuto resoconti non verificati di almeno quattro civili uccisi e un corrispondente di guerra e una paramedica che sono rimasti feriti. Mosca continua a reagire agli attacchi, proseguendo le offensive sul fronte Est, dove continuano gli assalti nel Donetsk. In questi attacchi sembrerebbe che due persone siano state uccise e che oltre 30 siano state ferite.
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