Sono passati tre anni dalle Olimpiadi di Tokyo del 2021, rimaste nella storia per la mancanza del pubblico e per il timore che gli atleti e i dipendenti finissero vittime dell‘epidemia di Covid-19, apparsa un anno prima e ancora capace di trasmettere timori e preoccupazioni. A Parigi, quest’anno la situazione è ben diversa: stadi stracolmi, abbracci, baci e tanto contatto tra le persone. Eppure, il Covid ancora esiste e sembra abbia iniziato a colpire anche in questi Giochi olimpici.
Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) sarebbero almeno 40 gli atleti in gara a Parigi che avrebbero contratto il virus, mostrando sintomi più o meno debilitanti. Lo ha riferito l’epidemiologa Maria Van Kerkhove, che guida la Preparazione e prevenzione contro epidemie e pandemie. Non si tratterebbe di un tentativo di scatenare allarmismi vari, ma la semplice constatazione che l’epidemia ancora esiste e che i luoghi affollati sono sinonimo di una quasi certa infezione.
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L’epidemiologa ha comunque voluto sottolineare che il Comitato olimpico di Parigi avrebbe seguito tutti i protocolli di sicurezza corretti per l’organizzazione dei Giochi olimpici, collaborando anche con l’Oms, con cui sono stati esaminati tutti i diversi approcci da mettere in atto. Se il Covid sembrava solo un brutto ricordo, le Olimpiadi di Parigi ci hanno riportato su un piano di realtà, insegnandoci che le malattie non spariscono da un momento all’altro.
Le parole dell’epidemiologa sul focolaio alle Olimpiadi di Parigi
“Non sorprende vedere atleti infetti, perché il virus circola abbastanza rapidamente in altri Paesi” ha sostenuto l’epidemiologa Maria Van Kerkhove, durante una conferenza stampa a Ginevra, in Svizzera. Secondo l’esperta, infatti, “negli ultimi mesi, molti Paesi hanno sperimentato focolai da Covid” e questo potrebbe aver facilitato l’infezione degli atleti durante i Giochi olimpici.
Kerkhove ha sottolineato, inoltre, che il virus da Sars-Cov-2 è “ancora molto presente nel mondo” e il piccolo focolaio olimpico non dovrebbe stupirci proprio per questa motivazione. I dati raccolti dall’Oms, grazie al sistema di sorveglianza in 84 Paesi, mostrano che la percentuale di test positivi è aumentata nelle ultime settimane, il che “ha portato a un aumento del numero di ricoveri e di decessi in diversi Paesi“, come evidenziato dall’epidemiologa.
Sembrerebbe che in tutto il mondo “il tasso di test positivi sia superiore al 10%“, anche se questa quota varia da una Regione all’altra. Ad esempio, in Europa il tasso tocca anche picchi del 20% e secondo l’epidemiologa “il monitoraggio delle acque reflue suggerisce che la circolazione del virus potrebbe essere da 2 a 20 volte superiore a quanto attualmente riportato“.
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