Emergenza siccità in Sicilia, Schifani: “Dopo la diagnosi dobbiamo passare alla cura”

Deroghe, finanziamenti già esistenti e un focus su dighe e dissalatori, così l'amministrazione siciliana ha intenzione di agire per risolvere l'emergenza idrica che attanaglia la Regione. Schifani è speranzoso e pronto ad attuare un piano "snello" e auspicabilmente veloce

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Dighe, dissalatori e innovazione, sono questi i punti principali su cui la Sicilia dovrà investire per riuscire a riemergere dall’emergenza siccità ed evitare che in futuro una situazione così preoccupante si ripresenti. Lo ha spiegato al Sole 24Ore il presidente della Sicilia Renato Schifani, investito nelle ultime settimane da pesanti critiche sulla gestione della Regione, sia per quanto riguarda la situazione idrica che quella sanitaria. Schifani, però, continua a difendere il suo operato e soprattutto continua a portare avanti un’idea della Sicilia che è diversa da quella che viene raccontata nel resto d’Italia.

Nessuna fuga di turisti, nessuna preoccupazione per l’acqua potabile e soprattutto nessuna realtà emergenziale che in qualche modo non sia risolvibile. Schifani viene dunque incalzato sulle modalità con cui vorrebbe risolvere il problema della siccità e il presidente sembra avere le idee piuttosto chiare. Ciò che sembra più oscuro sono le tempistiche e le disponibilità economiche dello Stato per mettere in atto questi piani.

Secondo le parole di Schifani, però, sembrerebbe che in Sicilia si voglia attuare ciò che a Genova è stato attivato per la ricostruzione del Ponte Morandi. Il governatore non ne parla direttamente ma dalle sue parole, che fanno riferimento a deroghe normative e soldi che già esistono, sembrerebbe che il piano per i territori siciliani sia proprio questo. “È necessario che dalla diagnosi si passi alla cura in maniera rapida ed efficace” ha infatti dichiarato il governatore siciliano, iniziando a spiegare quale sarà il futuro a breve termine della sua Regione.

Schifani: “Servono interventi rapidi e concreti per dare risposte nella fase emergenziale

Il presidente Schifani ha annunciato che primi passi in avanti per la soluzione dell’emergenza idrica in Sicilia sono stati compiuti. La creazione di una cabina di regia che “individui e coordini interventi rapidi e concreti per dare risposte nella fase emergenziale” e la programmazione di investimenti nel settore idrico tramite i fondi Ue e Fsc sono le prime mobilitazioni della politica siciliana, ormai consapevole della necessità di agire per risolvere la “situazione disastrosa che ha ereditato“.

Renato Schifani sulla siccità in Sicilia
Renato Schifani sulla siccità in Sicilia

Il nodo della questione, come sempre, riguarda le disponibilità economiche necessarie a mettere in atto questi programmi. Schifani ha spiegato che per gli interventi di emergenza ci sono 20 milioni assegnati dallo Stato” e che “con la dichiarazione di emergenza abbiamo aggiunto altri 38 milioni del bilancio regionale“.

Inoltre sono utilizzabili i 90 milioni per il revamping dei tre dissalatori, i 300 milioni per la messa in sicurezza delle dighe e 140 milioni per le reti idropotabili. Infine sono stati messi a disposizione oltre 70 milioni per gli interventi di rinnovo delle infrastrutture idriche per il recupero delle perdite e la realizzazione di dissalatori nelle piccole isole e ulteriori 60 milioni per il recupero dei volumi di invaso nei serbatoi artificiali della Regione.

Dighe e dissalatori, i pilastri contro l’emergenza idrica siciliana

Renato Schifani ha spiegato al Sole 24 Ore che la priorità al momento sono le dighe e i dissalatori presenti sul territorio siciliano. “È il momento più favorevole per intervenire sulla rimozione delle sabbie dall’interno degli invasi siciliani” ha spiegato il governatore, sottolineando come questa attività di rimozione possa “aumentare la capacità di accumulo di acqua“. Il problema principale riguarda la tempistica di questo progetto, che prevede tempi piuttosto lunghi. Schifani però ha voluto rassicurare i cittadini, sostenendo che esiste “un programma da 55 milioni che cercheremo di accelerare, chiedendo deroghe normative a Roma“.

Il secondo passo riguarda i dissalatori presenti sul territorio ma non più funzionanti. Il governatore ha spiegato che la loro rimessa in funzione non sarà semplice ma rimane comunque una delle prerogative della sua amministrazione. “Abbiamo verificato la fattibilità tecnica ed economica e i costi operativi annuali” ha spiegato Schifati, sostenendo che si tratti “di impianti obsoleti su tre siti esistenti che vanno quasi integralmente sostituiti” e che proprio per questo sono stati stanziati 90 milioni di euro. La previsione è che siano necessari circa 18 mesi di lavoro, ma il presidente ha affermato di voler “chiedere al governo nazionale poteri straordinari per ridurre i tempi delle procedure“.

Nel piano dell’amministrazione Schifani, inoltre, non poteva mancare un piano riguardante l’innovazione. Si tratta della misura “Ripresa Sicilia Plus“, che dovrebbe essere avviata entro la fine del 2024, e che dovrebbe essere dotata di finanziamenti pari a 120 milioni di euro. Schifani a tal proposito ha dichiarato: “Si tratta di una misura che potrà essere gestita in maniera snella grazie alla sinergia e al rafforzamento dell’Irfis, la finanziaria regionale, per la quale sono previste nuove assunzioni e una long list di esperti“.

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