Bernini: “Piano Mattei un interscambio di classe dirigente”

Anna Maria Bernini, ministra dell'Università e della Ricerca ha parlato al Senato della centralità del Mediterraneo per l'Italia

Redazione
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La ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, nella commissione Affari
esteri e difesa al Senato parla della centralità del Mediterraneo nelle priorità politiche, economiche, sociali e di sicurezza dell’Italia nel quadro dell’appartenenza all’Unione europea e alla Nato.

La ministra Bernini
La ministra Bernini

Bernini, il piano Mattei

La ministra dice che il piano Mattei è “un lavoro di comunità governativa, quindi si lavora tutti insieme”. Sono stati identificati dei paesi specifici e sulla base di questi e delle loro esigenze vengono costruite le missioni. Le missioni riguardano “la diplomazia scientifica, la diplomazia culturale, la ricerca, l’interscambio di studenti”.

Sarebbe dunque un interscambio di classe dirigente che si forma insieme e riesce quindi a parlare la stessa lingua del business, sociale, della crescita, dello sviluppo e dell’innovazione. Il piano Mattei serve a “creare funzionari, classe dirigente, persone che formandosi insieme, non facendo ‘Brain drain’ e non rubandosi capitale umano da un paese all’altro, sono in grado di comunicare meglio e di crescere meglio insieme, di innovare meglio insieme”.

Bernini, i ricercatori e le università telematiche

La ministra parla inoltre dei ricercatori, dicendo che non sono tutti uguali e che stanno lavorando per creare diverse tipologie di contratti o borse da dare alle università che si adattano al diverso ruolo che il ricercatore, il neolaureato, il dottorato, il dottorando o lo studente vuole avere nella sua formazione.

Questi non devono essere tutti super strutturati: “il ricercatore che viene da fuori non vuole avere le tutele previdenziali contributive, vuole venire qui per stare magari un anno, due anni, per poi ritornare a fare il suo lavoro esattamente come il visiting professor; il ricercatore che invece sta facendo il suo percorso verso l’ordinariato ha bisogno delle tutele quindi ci devono essere contratti diversi che soddisfino le diverse esigenze”.

Bernini affronta il discorso delle università telematiche e dice che sono uno strumento che varia secondo il modo in cui viene usato, ma il suo obiettivo è quello di tenere alta la qualità dell’offerta formativa anche in questa modalità telematica di studio. “Per questo
motivo che abbiamo aperto un tavolo al ministero all’interno del quale abbiamo inserito la Crui, le università telematiche, che sono 11 e non sono tutte uguali, esattamente come non sono tutti uguali le università italiane cosiddette in presenza, il Cun e l’Anvur, che è l’organismo di valutazione delle università. Tutte, in presenza e telematiche”
dichiara.

Bernini, il Mediterraneo allargato e le borse di studio

Riguardo al rapporto col Mediterraneo allargato soprattutto col Nordafrica, per le università è ormai un rapporto consolidato: “esistono realtà, accordi di programma, di collaborazione, memorandum of understanding fatti da università pubbliche o da federazioni di università pubbliche che hanno creato dei contesti di lavoro comune, di scambi di studenti”. Inoltre ci sono circa il 46% di borse di studio con gli studenti del Mediterraneo allargato, che sono extraeuropee. Quindi “i rapporti esistono“.

La ministra parla delle borse di studio che sono gratis al 40% per gli studenti italiani e il 40% di loro frequenta quindi l’Università gratuitamente: “È un dato estremamente positivo se tutte queste borse di studio riescono a raggiungere i veri luoghi del bisogno. Gli indicatori nel nostro Paese sono il reddito e la capacità e meritevolezza della persona destinataria della borsa di studio”.

E lo stesso criterio per gli italiani viene applicato anche sul contesto europeo, mentre per quello extraeuropeo è più complicato. Questo perché non si può avere una certificazione Isee che abbia la stessa valenza soprattutto per alcuni paesi extra Ue. Bisogna quindi affidarsi alle ambasciate o ai consolati italiani sulla base di un’autocertificazione data dagli studenti. Quindi la cosa da fare è incrociare i dati delle ambasciate e dei consolati. Per Bernini, “siamo noi a dover tarare gli indicatori per fare in modo che anche le borse extra Ue raggiungano i veri luoghi del bisogno”.

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