Il Tribunale civile di Milano ha prorogato per altri cinque mesi, fino al 31 gennaio del 2025, l’amministrazione giudiziaria, che sarebbe terminata ad agosto, di Visibilia Editore, la società del gruppo fondato dalla ministra del Turismo Daniela Santanchè e da lei presieduta fino al gennaio 2022, prima di dismettere cariche e quote.
Il commissariamento era stato disposto a inizio marzo dalla Sezione specializzata imprese del Tribunale di Milano. I giudici avevano disposto il provvedimento, spiegando che la spa “quotata” non stava più in piedi finanziariamente, con “irregolarità” e un “potenziale inquinamento” nei bilanci, senza più alcun dipendente e con una società formalmente esterna, di cui socia di maggioranza era Santanchè, ossia Visibilia Concessionaria, che continuava “a gestire l’amministrazione e la tesoreria”, compiendo “scelte anche in ordine ai pagamenti” dei creditori.
Santanché rinviata a giudizio
A inizio luglio la ministra del Turismo e senatrice di Fartelli d’Italia Daniela Santanchè è stata rinviata a giudizio dalla Procura di Milano nell’ambito del filone dell’inchiesta per falso in bilancio nel caso Visibilia. Insieme a lei anche altre 16 persone – tra cui il compagno Dimitri Kunz, la sorella Fiorella Garnero e la nipote Silvia Garnero – e per tre società – Visibilisa editore Spa, Visibilia srl in liquidazione e Visibilia editrice srl.
Visibilia è il gruppo fondato dalla ministra, la quale nel 2022 ne ha ceduto le sue cariche e quote. Questa sarebbe la seconda richiesta di processo in pochi mesi dopo quella sulla presunta truffa di Santanchè ai danni dell’Inps per il caso della “Cassa Covid”.
L’indagine sul caso Visibilia è partita nel 2022 da parte del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Milano. La ministra è indagata per perdite milionarie significative delle società dal 2014 e il bilancio falsificato dal 2016 al 2022. In questi anni gli indiziati “consapevolmente esponevano fatti non corrispondenti al vero nei bilanci di esercizio, nelle relazioni o nelle altre comunicazioni sociali”, come si legge nell’atto di chiusura indagine.
Caso Visibilia, le parole dei politici
Dopo la notizia di un ulteriore rinvio a giudizio della ministra Santanchè, i politici di diversi partiti hanno detto la loro sulla questione.
Dal M5S i parlamentari delle commissioni Attivita’ Produttive di Senato e Camera, Sabrina
Licheri, Gisella Naturale, Luigi Nave, Emma Pavanelli, Chiara Appendino, Enrico Cappelletti e Antonio Ferrara, hanno commentato il fatto in una nota. “Non comprendiamo come Meloni possa ancora tollerare l’imbarazzo di avere in squadra Daniela Santanchè“ affermano. I parlamentari si riferiscono prima di tutto a un imbarazzo comunicativo, facendo riferimento a diverse affermazioni che la ministra ha fatto riguardo le notizie sull’Italia e su sé stessa. Per esempio ultimamente, rispetto alle gravi alluvioni in Val d’Aosta, ha fatto una battuta che diceva di voler portare i turisti in elicottero nelle zone colpite, nel caso le strade restassero bloccate per il disastro naturale.
I parlamentari continuano dicendo che “oggi i giudici hanno chiesto per lei un nuovo rinvio a giudizio, aspetto che non aggiunge niente al fatto che Santanchè doveva essere già da mesi a debita distanza dal governo del nostro paese. Non ci vuole troppo a capire che avere come ministro della Repubblica una figura in palese conflitto di interessi, oltretutto al centro della cronaca giudiziaria per la sua attività da imprenditrice, azzera la credibilità non solo di Meloni e del suo team, ma del nostro paese“. Spingono la ministra a lasciare il governo, “se preferisce anche in elicottero, ma se ne vada”.
Anche il deputato di Avs, Angelo Bonelli, in una nota ha chiesto alla ministra di lasciare il governo immediatamente, “si dimetta per la sua incapacità e il modo imbarazzante con cui presiede il suo dicastero”. Bonelli dice che il vero scandalo è la presidente Meloni che non agisce, tollerando nella sua maggioranza dei “deputati assenteisti e ministri rinviati a giudizio“.
Dal Pd, la responsabile giustizia nella segreteria del partito, Debora Serracchiani, è della stessa idea, chiedendosi il perché Meloni non stia agendo: “Ed ora basta! C’è un numero minimo di processi penali che convincano la presidente Meloni a chiedere le dimissioni della ministra Santanché? Giorgia Meloni, quando era a capo dell’opposizione, chiedeva dimissioni per molto meno. Evidentemente, però, quando sei al governo e si tratta dei tuoi compari di partito, l’idea cambia velocemente e si fa strame delle istituzioni“.
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