“Quello che succede a Bruxelles rimane a Bruxelles” recitava un celebre detto, più o meno, eppure gli accadimenti della politica europea continuano a scuotere le politiche interne dei vari Stati membri, soprattutto il nostro. Giorgia Meloni ha messo piede a Palazzo Berlaymont, o meglio prima nell’hotel Amigo, trionfante e pronta a prendersi i suoi successi. In poco tempo, però, ha realizzato la verità: l’Italia potrebbe ottenere meno di quanto preventivato. In poco tempo giunge anche il tradimento, messo in atto da Popolari, Socialisti e Liberali.
Giorgia Meloni è fuori dalle trattative. Antonio Tajani, invece, sostiene apertamente Ursula Von der Leyen, in quanto membro del gruppo dei Popolari, ma non vi è nessuna crisi all’interno del governo italiano. Vittorio Feltri, direttore de Il Giornale, prova innescare la bomba, ma il ministro degli Esteri taglia subito corto: “Io sono vicepresidente del Ppe, ho votato il mio candidato, questa è sempre stata la mia posizione e Meloni lo sa bene“.
Antonio Tajani, quindi, in un’intervista al Corriere della Sera, cerca di spiegare quali potrebbero essere i prossimi passi dell’Ue, in previsione di quel 18 luglio, in cui finalmente si verrà a scoprire se Ursula Von der Leyen verrà riconfermata per un secondo mandato. “Bisogna aprire ai Conservatori, dei quali è leader Meloni – sostiene il vicepremier forzista – se si vuole avere la certezza che Von der Leyen venga votata. Sempre per il principio della stabilità, è bene che la maggioranza che la sosterrà sia ampia e certa“.
Tajani: “Mancano i grandi leader del passato”
Il leader di Forza Italia ha descritto come “fondamentale” l’apertura di un dialogo a destra, un po’ come fece Angela Merkel con i conservatori polacchi per assicurare voti a Von der Leyen e stabilità alle istituzioni europee. “L’Italia ha diritto ad avere un ruolo importante, è Paese fondatore, il secondo per manifattura, terzo per potenza economica. Non può non avere un commissario di peso e un vicepresidente“, così Tajani rinforza la posizione del Presidente del Consiglio e ricorda a tutti che è finita l’epoca della “messa all’angolo” del nostro Paese.
Trattando poi delle accuse di Meloni, che ha parlato di “conventio ad excludendum” a Bruxelles, il leader azzurro ha sottolineato che questa situazione potrebbe essersi creata perché “la variabile anti destra in alcuni settori è condizionante“, ma in questo caso Tajani accusa gli altri leader europei di non aver avuto uno sguardo più ampio, perché in Italia a destra “non ci sono solo esponenti dei Conservatori o di Id come la Lega, ci siamo noi di Forza Italia che diamo equilibrio al governo e siamo pienamente affidabili“.
Secondo Tajani, poi, si verificano queste situazioni per un motivo ben preciso, ovvero perché a differenza del passato “mancano grandi leader che sappiano prendere in mano queste trattative“.
Tajani sui prossimi passi di Meloni in Europa
La partita italiana a Bruxelles non si è ancora conclusa e Giorgia Meloni ora dovrà trovare un accordo téte a téte con Ursula Von der leyen. Lo conferma anche Antonio Tajani, che ha sottolineato come la tedesca abbia “bisogno dei voti di FdI per essere certa della sua elezione“. Questo perché, spiega sempre il vicepremier, Von der Leyen ha la maggioranza del Consiglio, “ma le serve quella del Parlamento e ha bisogno di Meloni, che potrà far pesare i suoi voti per ottenere il meglio a livello di commissario“.
Tajani non ha intenzione, però, di dire a Giorgia Meloni cosa deve fare, perché “non si entra in un partito“, magari più centrista, “come se fosse un gioco“, perché “ci sono storie, valori, appartenenze, origini e ognuno al suo Dna“. Ciò che conta, conclude Tajani è la stabilità dell’Unione europea. Anche su questa il vicepremier ha le idee chiarissime: “Ursula Von der Leyen otterrà il secondo mandato, sarà costretta ad aprire ai conservatori e credo lo farà“.
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