Autonomia, Renzi: “Meloni ha fatto una legge sbagliata e ha forzato i tempi”

Il leader di Italia Viva si è unito al resto delle opposizioni nella raccolta firme per indire un referendum abrogativo dell'Autonomia differenziata. In questo modo, secondo Renzi, si verificherà una mobilitazione sociale che potrebbe anche portare alla caduta del Governo

Redazione
5 Min di lettura

La riforma dell’Autonomia differenziata è stata approvata in via definitiva dalla Camera dei deputati, eppure le opposizioni non sembrano volersi arrendere. Movimento 5 Stelle, Partito democratico, Alleanza Verdi e Sinistra, e Italia Viva si sono coalizzate per raccogliere le firme degli italiani da utilizzare per indire un referendum abrogativo.

L’Autonomia differenziata non s’ha da fare secondo le opposizioni e anche qualcuno nel centrodestra sembra pensarla allo stesso modo. Forza Italia si è spaccata, tra chi ritiene che la nuova riforma costituzionale possa penalizzare profondamente le Regioni del Sud Italia. Il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, negli ultimi giorni ha manifestato apertamente il suo dissenso nei confronti della riforma.

Roberto Occhiuto, autonomia
Il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto (FI)

Oggi, si è unito al coro delle opposizioni anche Matteo Renzi, leader di Italia Viva, che ha sottolineato il suo appoggio alla raccolta firme per il referendum abrogativo. “Per la prima volta dal settembre 2022, secondo me, la Meloni ha fatto un errore tattico: ha anticipato i tempi del referendum sull’autonomia – ha dichiarato l’ex premier – Se scatta il quorum, il Governo va a casa. Ma anche se non scatta il quorum l’esecutivo offre, per dirla con linguaggio tennistico, il primo break point alle opposizioni“.

Autonomia, Renzi: “Meloni ha commesso il suo primo errore clamoroso

Matteo Renzi nella Enews ha dichiarato che “la legge sull’autonomia non serve al nord e fa male al Sud. Perché è un provvedimento ideologico” e che per questo “organizzeremo un seminario nelle prossime settimane per dimostrare come l’autonomia crei più burocrazia per le aziende del nord e più diseguaglianze per i cittadini del sud“. Il leader di Italia Viva ha le idee chiare e non teme di diffonderle. Così come non è intimorito di dare giudizi sul premier.

Penso che sia un errore clamoroso quello della Meloni: ha fatto una legge sbagliata e aver forzato i tempi votando anche di notte regala una grande occasione per tutto il variegato mondo che si oppone al Governo” ha infatti ammesso l’ex sindaco di Firenze, aggiungendo: “Si possono raccogliere le firme per il referendum, adesso. Se si prendono 500.000 firme entro il 30 settembre, nel 2025 si va a votare“.

Giorgia Meloni
Il premier Giorgia Meloni

Renzi ha anche sottolineato che lo scoglio del referendum non sarà semplice da superare, specialmente per la grave problematica dell’astensionismo. Eppure l’ex premier sottolinea che, pur non raggiungendo il numero minimo di votanti, si potrebbe manifestare “una straordinaria mobilitazione che metterà in luce le divergenze interne all’Esecutivo, non solo nel Mezzogiorno“.

Crescono le mobilitazioni contro la riforma

Intanto, i capigruppo del M5S di Camera e Senato, Francesco Silvestri e Stefano Patuanelli, hanno deciso di rivolgersi al presidente della Repubblica Sergio Mattarella chiedendogli di “valutare l’opportunità di esercitare la sua prerogativa costituzionale di rinvio presidenziale di cui all’articolo 74 della Costituzione“. I pentastellati, quindi, hanno chiesto al Presidente di non promulgare la legge ma di chiederne un rinvio così che si possa discuterne ancora.

Inoltre, in un documento di lavoro della Commissione Ue sull’Italia, redatto nell’ambito delle raccomandazioni sulle politiche economiche, sociali, occupazionali, strutturali e di bilancio, si legge: “La devolution di ulteriori competenze alle Regioni italiane comporta rischi per la coesione e le finanze pubbliche del Paese“. Inoltre l’Unione europea teme che “sebbene la riforma assegni specifiche prerogative al governo nel processo negoziale, non fornisce alcun quadro comune per valutare le richieste regionali di competenze aggiuntive“.

Nel documento si legge anche: “Poiché i Lep garantiscono solo livelli minimi di servizi e non riguardano tutti i settori, vi sono ancora rischi di aumento delle disuguaglianze regionali, le Regioni potranno richiedere competenze aggiuntive solo una volta definiti i corrispondenti livelli essenziali di servizi“.

© Riproduzione riservata

TAGGED:
Condividi questo Articolo