Decreto liste d’attesa, quanto bisognerà aspettare per vedere i primi cambiamenti?

Sono solo due gli articoli del decreto che prevedono tempistiche specifiche. Sul resto del decreto non c'è certezza e agli italiani non resta che pazientare

Redazione
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Dopo la pausa dovuta dalle elezioni europee, in Italia si è già tornati a parlare del decreto liste d’attesa, ovvero la riforma della sanità che dovrebbe in qualche modo migliorare le condizioni del sistema sanitario italiano. Il decreto, pubblicato su Gazzetta Ufficiale lo scorso 7 giugno, dovrà diventare legge obbligatoriamente entro 60 giorni.

Il ministro della Sanità, Orazio Schillaci, così come il governo Meloni, si è detto fiducioso delle possibilità che questo decreto può portare con sé. Al centro della questione, ovviamente, c’è il tentativo di ridurre i tempi di attesa per le visite e gli esami medici. Un obiettivo importante che però ad oggi sembra difficilmente raggiungibile. Secondo punto non trascurabile è la rimozione del tetto di spesa per le assunzioni dei dipendenti del settore sanitario, seguito poi dalla creazione di un cup unico regionale, le visite gratuite intramoenia e gli esami nel weekend.

Un programma eccellente che però preoccupa sia dal punto di vista economico che da quello tempistiche. Se sulla questione finanziaria il governo ha rassicurato i cittadini, non è ancora in chiaro quando e in che modo sarà possibile usufruire delle nuove disposizioni in materia di sanità. Con gli ospedali al collasso e la popolazione che di anno in anno si rivolge sempre di più al settore privato, la riforma della sanità sembra un obiettivo impellente per il nostro Paese, eppure gli ostacoli sono sempre più del previsto.

Quanto bisognerà attendere per il decreto liste d’attesa?

Come in una sorta di paradosso, l’Italia ora si ritrova ad attendere un decreto necessario a ridurre i tempi di attesa nell’ambito della sanità. Se i tempi tecnici verranno rispettati, le prime misure dovrebbero infatti diventare operative entro l’autunno ma sulla tempistica esatta non c’è, al momento, certezza. Entro il 6 agosto il decreto legge dovrà essere convertito in legge e questa è una delle poche certezza che riguardano questa riforma.

Una volta avvenuta la conversione in legge, per la piena attuazione delle norme dovranno essere però adottati almeno sette decreti attuativi del ministero della Salute, di cui alcuni “in concerto con altri dicasteri o istituzioni” ha sottolineato il residente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta. Inoltre, alcuni tempi di adozione di questi decreti attuativi non sono indicati, per cui non è chiaro in quale momento possano essere emanati.

Inoltre, secondo il presidente del Gimbe “non saranno rapidamente visibili i benefici per i cittadini, visto che molte delle misure introdotte dal dl richiederanno tempi tecnici di realizzazione medio-lunghi. E servirà, in ogni caso, una stretta collaborazione con Regioni e Aziende sanitarie per evitare che questo decreto rimanga disatteso“. Insomma l’attuazione del decreto liste d’attesa, sembra volersi far aspettare più del previsto.

I due articoli del decreto legge che presentano una tempistica precisa

Secondo Nino Cartabellotta sarebbero solo due gli articoli del decreto legge che presentano una tempistica tempistica precisa per l’emanazione dei decreti attuativi. Il primo è l’articolo 1 che sancisce l’istituzione della Piattaforma nazionale delle liste di attesa presso l’Agenas. In questo caso è infatti specificato che “entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto, con decreto del ministro della Salute sono adottate specifiche linee guida per definire i criteri di realizzazione, di funzionamento e di interoperabilità tra la Piattaforma nazionale e le piattaforme regionali“.

L’altro articolo del dl che prevede una tempistica è l’articolo 6 su “Ulteriori misure per il potenziamento dell’offerta assistenziale e il rafforzamento dei Dipartimenti di salute mentale“. In questo caso è indicato che “entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del dl venga definito un piano d’azione finalizzato al rafforzamento della capacità di erogazione dei servizi sanitari e all’incremento dell’utilizzo dei servizi sanitari e sociosanitari sul territorio“.

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