Europee, Meloni attesa a Bruxelles: è giunto il momento di schierarsi

Giorgia Meloni è l'unico capo di Stato che ha confermato i propri consensi nel Paese. Il suo ruolo in Europa è dunque divenuto decisivo e per lei è giunto il momento di scegliere. La sua influenza sulla scelta del prossimo presidente della Commissione Ue sarà decisiva e potrebbe sia proteggere l'Italia sia lasciarla cadere in un baratro

Redazione
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Le elezioni europee si sono concluse e l’Italia si conferma l’unico Paese in cui il partito del capo di governo ha ottenuto i consensi più alti. La Francia e l’Olanda hanno ceduto sotto le pressioni delle elezioni e la Germania di Olaf Sholz è entrata in crisi. Giorgia Meloni ha invece potuto festeggiare a cuor leggero, da un lato per gli alti consensi ottenuti nel Paese e dall’altro per il risultato ottenuto da Elly Schlein.

Quel 24% ottenuto dal partito democratico, staccato di poco meno di cinque punti dal primo partito del Paese (FdI ha ottenuto quasi il 29% dei consensi) ha riportato in auge il bipolarismo politico in Italia. Un successo per Meloni che già dai mesi scorsi aveva incoronato Elly Schlein come sua avversaria per eccellenza. La leader del Pd sta tentando in tutti i modi di costruire un’alternativa valida alle destre italiane e oggi i risultati delle Europee sembrano aver riconosciuto il suo impegno.

Elly Schlein non commenta De Luca
Elly Schlein, segretaria del Pd

Ora, però, il momento dei festeggiamenti può dirsi concluso e per Giorgia Meloni si apre un nuovo ed intenso capitolo, quello in Europa. Il premier era candidata alle elezioni europee ma di certo non lascerà il suo ruolo in Italia per perseguirne uno a Bruxelles. Il suo compito ad oggi è ben diverso. Mentre altri Paesi si sgretolano sotto il peso di governi che non ottengono più consensi, il Presidente del Consiglio italiano, dopo due anni di governo, è riuscita ad aumentare le sue percentuali.

Di conseguenza, il suo ruolo di mediazione in Europa potrebbe divenire realtà. Giorgia Meloni potrebbe quindi avere un ruolo di importanza fondamentale nella decisione del prossimo presidente della Commissione europea. Una scelta che però potrebbe trasformarsi in un’arma a doppio taglio, a causa delle implicazioni che questa porta con sé.

Meloni davanti a un bivio

Meloni ora si trova davanti a un bivio. Sarà costretta a scegliere e schierarsi. La sua scelta avrà un’importanza fondamentale soprattutto nell’ottica della situazione italiana, che ad oggi necessita dell’aiuto dell’Europa. All’Europarlamento la maggioranza sarà costituita dal Ppe, partito che sostiene il secondo mandato di Ursula Von der Leyen, e quello che resta da capire è quale coalizione di governo salirà al potere a Bruxelles.

Ursula Von der Leyen
Ursula Von der Leyen, presidente uscente della Commissione Ue

Le posizioni sono diverse e piuttosto contrastanti, anche all’interno dei partiti di maggioranza italiani. Meloni ha chiuso all’alleanza con la sinistra – “Mai con la sinistra vale in Italia come in Europa” – mentre Tajani sembra aperto alla possibilità. La scelta però cade tutta su Meloni e anche Manfred Weber, leader del Ppe, lo ha confermato: “Quanto a Meloni vedremo“. Una sorta di apertura verso un’intesa che potrebbe riportare al potere la coalizione che fino a questo momento ha guidato l’Europa.

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Manfred Weber, leader del Ppe

Meloni dovrà cercare di mediare con gli altri due partiti di governo, che hanno posizioni opposte sull’Europa, sia perché sarebbe paradossale che i tre partiti si dividano su posizioni diverse sia perché l’economia italiana ad oggi è in seria difficoltà. Quindi Meloni dovrà giocare bene le sue carte, per garantirsi l’appoggio europeo sulla legge di Stabilità e per i fondi del Pnrr. All’Italia serve il sostegno di Bruxelles, per ora garantito dalla presidenza di Ursula Von der Leyen.

Per ora i risultati alle Europee degli Stati membri sembrano garantire l’alleanza tra Ppe, Pse e Liberali, eppure i numeri sono tropporisicati” per garantire che per i prossimi cinque anni l’alleanza regga. La scelta di Meloni sarà dunque decisiva, per evitare che l’esecutivo in formazione in Europa sia in qualche modo ostile all’Italia. Un compito non semplice, che spetta ad un leader che si è posto l’obiettivo di dimostrare che il modello italiano potrebbe funzionare anche a Bruxelles.

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