Schlein: l’antagonista della Meloni che risolleva le sorti del PD

“Quando sono arrivata io ci davano per morti" Una grande rivincita quella di Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, che di fronte a quel 24,5% ha tirato un sospiro di sollievo insieme ai suoi collaboratori riuniti al Nazareno. Un ritorno della speranza oltre a un’affermazione di presunte abilità della stessa Schlein, che si sente ora in grado di riportare il PD sulla cresta dell’onda. Eppure, fonti interne ed esterne al partito affermano che tale cambiamento sia causato più da Meloni che non dalla stessa Schlein

Redazione
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La soglia psicologica della sconfitta era fissata sotto il 20%, mentre quella dell’affermazione positiva era al 23%, la stessa percentuale ottenuta nel 2019 sotto la segreteria di Nicola Zingaretti. Ogni punto percentuale in più rispetto a questa soglia viene ora celebrato come un trionfo della leadership di Schlein. “La polarizzazione tra Elly e Giorgia Meloni ha funzionato“, affermano i sostenitori della leader del Pd. Sebbene il tanto atteso duello televisivo diretto non si sia verificato, la premier Meloni ha scelto Schlein come antagonista preferenziale durante tutta la campagna elettorale, contribuendo così all’affermazione della sua leadership.

Non vuoi Meloni? Allora vota Schlein

Proprio l’assenza del duello solo annunciato potrebbe aver dato il colpo decisivo alla polarizzazione delle due antagoniste. Uno scontro vero e proprio le avrebbe portate a confrontarsi entrando nel merito delle rispettive linee politiche: elemento che in teoria dovrebbe essere l’unico a motivare una scelta di voto. Al contrario, questo duello rimandato, non ha fatto altro che far capire a tutta Italia che, se l’obiettivo era colpire Meloni, allora bisognava sostenere Schlein, con buona pace di tutti gli altri partiti di opposizione. La protesta di Agcom non era infondata: il duello – o il solo annuncio del duello – avrebbe tagliato fuori una fetta di partiti dal confronto.

Meloni a Porta a Porta europee
Premier Giorgia Meloni

Le prime stime indicano che gli eurodeputati del Pd potrebbero essere 18, uno in meno rispetto all’inizio della legislatura precedente. Durante questo periodo, il partito aveva perso vari membri, da Carlo Calenda a Massimiliano Smeriglio, riducendosi a 15 deputati. I socialisti spagnoli di Sanchez sono ancora in testa, e la presidenza del gruppo rimarrà probabilmente a loro. Nel frattempo, si apre un confronto interno al Pd, con Nicola Zingaretti e Stefano Bonaccini in lizza per la guida della delegazione italiana a Strasburgo.

Schlein: La strada è ancora in salita

Non mancano però le ragioni di inquietudine: sebbene il Pd abbia tenuto bene, l’esito complessivo italiano ed europeo lascia spazio a preoccupazioni. Le prime proiezioni indicano che il centrodestra mantiene e anzi rafforza il primato rispetto alle politiche del 2022, e il Premier Meloni consolida la sua posizione. Il “campo largo” vagheggiato dal Pd sembra essere in difficoltà, con i rossoverdi che vanno molto bene e i centristi in bilico sul quorum. Il M5s subisce un duro colpo, precipitando verso il 10%, il che potrebbe avere ripercussioni significative sull’alleanza di centrosinistra; ma, in fondo si sa, in politica la ruota gira, e sono più gli insuccessi degli altri che le proprie conquiste a far risalire il consenso.

Un dirigente del Pd osserva: “L’avanzata delle forze anti-sistema, sovraniste e filo-russe in Europa potrebbe spingere un Conte umiliato a radicalizzarsi e a cercare di nuovo un’alleanza con la Lega, nel nome di Trump e di Putin“. Uno scenario non così improbabile che renderebbe sempre più ardua la costruzione di una coalizione di centrosinistra. 

Abruzzo, Matteo Salvini e Giuseppe Conte
Matteo Salvini e Giuseppe Conte

Infine, inizieranno presto le trattative per la nuova guida dell’Unione Europea, con l’incognita del coinvolgimento di parte delle destre di governo. Per il Pd, il rischio di ritrovarsi nella stessa maggioranza con Giorgia Meloni, insieme a PPE, PSE e Renew, è uno scenario preoccupante. Le prossime settimane saranno cruciali per definire le strategie e le alleanze che potranno influenzare il futuro politico del Pd e dell’intera UE.

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