Israele, il leader dell’opposizione Gantz si dimette: “Netanyahu riporti il Paese alle urne”

Il governo di Netanyahu dopo l'allontanamento di Gantz non sembrerebbe in pericolo. Il suo posto potrebbe essere occupato da Ben Gvir, ma nel caso in cui altri leader si dimettessero, il premier potrebbe dover davvero indire nuove elezioni nel Paese

Redazione
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La situazione politica di Israele sembra incrinarsi ogni giorno di più. L’avversario numero uno del primo ministro Benjamin Netanyahu ieri sera è riuscito a far tremare l’impalcatura del governo con una semplice decisione. Benny Gantz, a capo del Partito di unità nazionale, si dimette dal gabinetto di guerra e trascina con sé il suo partito, che non farà più parte della coalizione di governo. La stessa coalizione nata subito dopo il 7 ottobre, per rispondere al clima di crisi ed emergenza che si stava espandendo nel Paese.

Dopo otto mesi da quel giorno, Benny Gantz ha deciso di allontanarsi dalla figura di Netanyahu, da lui riconosciuto come “l’unico che sta impedendo a Israele di raggiungere la vera vittoria“. Gantz ha accusato il primo ministro di aver dato ad Israele solo “promesse vuote” e di non star più ragionando nell’ottica di ottenere la restituzione degli ostaggi, la sostituzione di Hamas come organo di governo a Gaza e la creazione di un’alleanza regionale con l’Iran. Secondo Gantz, infatti, solo con questi tre elementi Israele raggiungerà veramente la vittoria.

Gantz, dopo aver confermato le sue dimissioni, si è rivolto ai membri della Knesset, il Parlamento israeliano, invitandoli ad unirsi a lui eobbedire al comando della propria coscienza“. Gantz si è poi rivolto direttamente a Benjamin Netanyahu chiedendogli di fissare un data per le elezioni anticipate, almeno entro l’autunno.

Israele, Netanyahu richiama Gantz: “Questo è il momento dell’unità

Israele è in una guerra esistenziale su più fronti. Questo è il momento dell’unità, non della divisione“, così Benjamin Netanyahu ha scritto sul suo profilo di X, tentando di convincere Gantz a non abbandonare il gabinetto di guerra. La decisione del leader dell’opposizione, infatti, non è giunta come un fulmine a ciel sereno. Già dalla metà di maggio, il leader del Partito di unità nazionale, aveva criticato aspramente il governo israeliano per tutto ciò che stava causando in Palestina.

Il leader, quindi, aveva lanciato un ultimatum a Netanyahu, con data di scadenza 8 giugno: “Mi dimetto dal governo se non viene adottato un piano di azione per il post guerra nella Striscia di Gaza“. Un avvertimento importante, che però non ha convinto Netanyahu. Domenica, dunque, il Times of Israel lancia un’indiscrezione per cui Gantz avrebbe deciso di tener fede al suo ultimatum.

Dopo le dimissioni, il leader dell’opposizione ha dato il suo pieno appoggio all’accordo con Hamas per la liberazione degli ostaggi, presentato dal presidente Usa Joe Biden. Rivolgendosi come sempre a Netanyahu ha poi affermato: “Serve coraggio per sostenerlo e fare tutto il possibile per portarlo avanti“.

Israele, l’esecutivo di Netanyahu è in pericolo?

Nonostante lo scossone dato alla Knesset da Benny Gantz, le sue dimissioni in realtà non comporteranno direttamente la caduta del governo di Netanyahu. Quest’ultimo infatti gode ancora della maggioranza assoluta dei seggi nel Parlamento israeliano. A mettere in pericolo il governo, sarebbero le dimissioni di altri leader di partito, che a quel punto potrebbero costringere Netanyahu ad indire le elezioni anticipate.

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Il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir

Nel caso di un ritorno alle urne, per ora il favorito per la formazione di una nuova coalizione sarebbe proprio il leader dell’opposizione Benny Gantz. Intanto, dopo le dimissioni del leader del Partito di Unità Nazionale, Netanyahu ha dichiarato pubblicamente: “La mia porta rimarrà aperta a qualsiasi partito sionista disposto ad assumersi l’onere e ad aiutare a raggiungere la vittoria sui nemici e a garantire la sicurezza dei cittadini“. All’appello ha risposto subito il ministro israeliano per la Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir che ha scritto su X: “Ho chiesto al primo ministro di entrare nel gabinetto di guerra“.

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