Per la prima volta in Italia gli studenti fuorisede hanno avuto la possibilità di votare nel Comune di domicilio e non in quello di residenza. Questa la grande novità di queste elezioni europee, ma non di quelle amministrativa. I giovani studenti italiani hanno lottato a lungo per poter ottenere questo diritto e in molti, anzi moltissimi, hanno deciso di usufruirne. Sono circa 23mila gli studenti che hanno richiesto la possibilità di votare lontani da casa e in quasi tutti i casi sono stati accontentati.
Certo, come accade di solito nel nostro Paese, non tutte le ciambelle riescono col buco e anche nel caso di queste elezioni non tutto è andato per il verso giusto. Innanzitutto, non tutti i fuorisede hanno potuto votare nei seggi più vicini alla loro abitazione. Infatti, per poter usufruire della possibilità di votare nel comune di domicilio era necessario presentare richiesta nel Comune di residenza, ovvero quello in cui si è registrati per votare, anche tramite Internet. Poi, per potersi recare alle urne nel comune di domicilio, era necessario stampare un’attestazione di voto, con l’indicazione del numero e dell’indirizzo della sezione in cui votare.
Non tutti gli studenti avevano compreso questo passaggio e quindi in molti hanno dovuto ricorrere a copisterie ed edicole per ottenere il foglio stampato. Poi, solo nel caso in cui si abbia domicilio e residenza nella stessa circoscrizione elettorale è possibile votare nello stesso Comune in cui si frequenta l’università, in caso contrario agli studenti fuori sede sarà richiesto di votare in seggi istituiti nel capoluogo di Regione del Comune in cui si studia. Per questo non tutti hanno deciso di aderire all’iniziativa, il che spiega perché “solo” 23mila studenti su 591 abbiano effettuato richiesta.
Europee, una sperimentazione con ancora troppe negligenze
La possibilità del voto fuorisede quest’anno è stata data solo agli studenti che studiano all’università lontano da casa e non ai lavoratori. Una scelta che è stata vissuta come un’ingiustizia e che potrebbe aver aumentato di fatto il tasso di astensionismo. Lo ha spiegato all’Ansa Omar, che ha dichiarato: “Studio scienze storiche e non è giusto che magari la mia pigrizia universitaria mi favorisca. Uno studente fuori corso così è avvantaggiato rispetto a un ragazzo che lavora da 2/3 anni lontano da casa. Bisogna subito permettere anche ai lavoratori non residenti di votare“.
Francesco, invece, ha voluto porre l’attenzione su un altro fattore molto discusso: “Certo, votare online sarebbe ancora meglio, lo fanno addirittura in Estonia“. Per ora l’Italia non sembra intenzionata ad aprire a questa possibilità, pur notando di anno in anno come le percentuali degli astensionisti continuino a crescere. Sono numerosi i fattori che spingono gli italiani a non votare, ma nel caso dei giovani e dei lavoratori fuorisede, la possibilità del voto online potrebbe essere realmente una “salvezza“.
Allo stesso modo, Sofia, una studentessa piemontese che studia a Ravenna, si è chiesta per quale motivo questa sperimentazione del voto fuorisede sia stata applicata solo per le elezioni europee. Ieri e oggi, infatti, si vota in più di 3mila comuni e si vota anche per l’elezione del Presidente del Piemonte. Negli stessi giorni uno studente fuorisede avrebbe dunque dovuto scegliere se votare comodamente per le europee o viaggiare e spendere soldi per votare anche le amministrative. Sofia ha scelto di dare la priorità al voto per l’Europarlamento e dunque viene da chiedersi, quanti come lei avranno preso la stessa decisione?
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