Baby Reindeer, la serie tv-vendetta di Richard Gadd, attore 35enne, continua a far parlare di sé anche dopo mesi dal suo rilascio su Netflix. Oltre 50milioni di spettatori hanno potuto godere di uno dei mini capolavori del 2024, finendo in una spirale senza fine, fatta di ricerche e indagini con l’obiettivo di scoprire chi fossero nella realtà i personaggi portati sullo schermo dalla serie tv. Richard Gadd, infatti, ha voluto sottolineare più volte come tutti i fatti riportati nella serie fossero ispirati a reali accadimenti della sua vita, seppur doverosamente romanzati e modificati per diventare appetibili per il pubblico.
La prima domanda che gli spettatori si sono posti, quindi, è stata: chi è la vera Martha? Sono bastate poche ore affinché il pubblico trovasse la sua vittima: una certa Fiona Harvey, simile nell’aspetto al personaggio interpretato da Jessica Gunning, e purtroppo anche negli atteggiamenti. Né Netflix né Richard Gadd hanno smentito le notizie su Harvey, la quale ha anche accettato di rilasciare alcune interviste. In queste ha dichiarato che Martha è sicuramente ispirata alla sua vita ma che allo stesso tempo nulla di ciò che accade in Baby Reindeer è avvenuto realmente.
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Per questo, oggi, Fiona Harvey ha deciso di attuare la sua vendetta. La donna ha deciso di denunciare la piattaforma Netflix e di chiedere ben 170 milioni di dollari di risarcimento. Secondo Harvey, infatti, la pubblicazione di Baby Reindeer avrebbe rovinato la sua vita, raccontando di fatto episodi non realmente accaduti.
Baby Reindeer, Netflix accusata di inflizione intenzionale di disagio emotivo
Fiona Harve ha dunque accusato Netflix di aver prodotto un contenuto nocivo per la vita di coloro che vi sono rappresentati. Per la donna il fatto che la sua identità sia stata modificata e celata non ha alcun valore. Gli spettatori l’hanno individuata ed ora spetta a lei convivere con le conseguenza di Baby Reindeer. La piattaforma di streaming è quindi ora accusata di “inflizione intenzionale di disagio emotivo“, “negligenza grave” e “violazione del suo diritto di pubblicità“.
L’avvocato della donna avrebbe infatti specificato: “Le bugie che gli imputati hanno raccontato su Harvey a oltre 50 milioni di persone in tutto il mondo, includono che Harvey è una stalker condannata due volte a cinque anni di prigione e che Harvey ha aggredito sessualmente Gadd. Gli imputati hanno raccontato queste bugie e non si sono mai fermati, perché era una storia migliore della verità, e le storie migliori portano soldi“.
Secondo l’accusa, quindi, Netflix non avrebbe controllato se le informazioni contenute nella sceneggiatura di Richard Gadd fossero corrette, mandando in onda contenuti non veritieri. Accusa che comunque sembra stridere con le dichiarazioni di Netflix e dello stesso Gadd: “La storia è stata leggermente modificata per creare climax drammatici. Emotivamente è tutto molto vero, ovviamente. Sono stato gravemente perseguitato e gravemente abusato. Ma volevamo che esistesse nella sfera dell’arte, oltre a proteggere le persone su cui si basa“.
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