Dalle pagelle fiscali che vengono assegnate in base al monitoraggio delle dichiarazioni di più di 2 milioni di autonomi è stata estrapolata la classifica italiana delle categorie dove l’evasione fiscale è più presente. Il monitoraggio è stato effettuato seguendo degli appositi algoritmi del dipartimento delle Finanze e è stato riportato da Il Sole 24 Ore. Questi algoritmi valutano 147 attività.
Evasione fiscale, le prime dieci attività più inaffidabili
Le dichiarazioni delle lavanderie sonno quelle che risultano più inaffidabili con il 78,5%. Le poche che ottengono la sufficienza dichiarano i redditi medi di quasi 26 mila euro, mentre per il resto non arrivano a 7 mila. Seguono i noleggiatori di auto con il 77,9% degli inaffidabili, i ristoratori con il 73%, le pelliccerie col 72,5%, l’assistenza anziani e disabili col 72,4%, i sondaggisti col 71,9%, pesca e acquacoltura col 71%, lavorazione tè e caffè col 70,9%, le panetterie col 70,6%, le officine del 70,4%.
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Seguono poi le discoteche che sono inaffidabili per il 70,1%, i bar e le pasticcerie per il 68,6%, i benzinai per il 61,4% e le gioiellerie per il 60,9%. A metà classifica ci sono le società immobiliari (54,6%), gli stabilimenti balneari (51,4%), i dentisti (45%), i veterinari(44,8%).
Le categorie con le percentuali più basse di evasione fiscale sono le farmacie (25%) e gli studi medici (25,9%). In questi due casi si riscontrano meno rischi di evasione fiscale per la possibilità del cliente di detrarre la spesa, quindi vengono erogate più ricevute e scontrini perché è nell’interesse del cliente che le richiede.
In generale non sono buoni i numeri. L’84% delle categorie delle attività ha una bassa affidabilità: si tratta di 1,53 milioni di autonomi. Il danno stimato è di 30 miliardi di euro all’anno. E la probabilità per una partita Iva di subire un controllo fiscale è meno dell’1%.
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