Arcovazzi o Bonafè?

Maurizio Bianconi
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In un memorabile film di Luciano Salce, “Il federale“, Ugo Tognazzi impersona un milite fascista incaricato di condurre a Roma un antifascista catturato, il prof Erminio Bonafè. Durante il viaggio in sidecar il mite professore cerca di convincere il camerata duro e puro, ma buon diavolo, di quanto siano belle la libertà e la democrazia e gli porta un esempio: “La libertà è venire da me che sono, mettiamo, capo del governo, aprire la porta e dire ‘Bonafé è un fetente’. Lei può fare questo, adesso?“. L’irriducibile Arcovazzi, non fa una piega: “Ma certo. Vado da Mussolini, apro la porta e dico ‘Bonafé è un fetente’“.

In questi giorni l’Italia pullula di Primo Arcovazzi. Costoro si danno un gran daffare per sostenere le parole di Sergio Mattarella. Il 2 giugno nel celebrare la ricorrenza ha evocato una “sovranità europea“, figlia della cessione della sovranità nazionale. Ha chiosato che essa si affermerebbe con più forza se i cittadini partecipassero al voto. I novelli Arcovazzi hanno utilizzato tre armi consuete quando si tratta di spiegare che il Capo ha ragione.

Prima: chi lo critica è un poveretto, abituato a sparare cavolate. Prima di attaccare le parole si attacca chi le ha pronunciate. Vecchio trucco predicato da Lenin. Secondo: la Costituzione dice proprio quello che il Capo ha giustamente interpretato. Terzo: il Capo (dello Stato) non si può criticare. Un “il Duce ha sempre ragione” del 21esimo secolo.

Un’occhiata alla Carta : “Art 1 secondo periodo: La SOVRANITÀ appartiene al POPOLO che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione“. La sovranità all’art 1 non è una bazzecola e non si può cedere a destra e a manca secondo le convenienze del momento. Come non pare lecito sminuirla con la neodottrina sovranista, non è neppure lecito espropriarla al suo titolare: il popolo, cioè la nazione, cioè le sue articolazioni fino allo Stato. È un diritto pieno non negoziabile né cedibile, neppure per trattato.

La volgarizzazione che si fa del tema dicendo che c’è sovranità da “cedere” a altri enti sovranazionali è un’improprietà che si usa nel linguaggio comune, giornalistico. Non nei discorsi ufficiali del presidente della Repubblica. Si dice però che comunque: “C’è l’art 11“. Esso riguarda un altro tema: la guerra e il suo rifiuto. In questo contesto viene sancito: “L’Italia…CONSENTE, in condizioni di parità con gli altri stati, alle LIMITAZIONI di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni“.

Va rimarcato che, poiché la sovranità è innegoziabile, ogni deroga va stabilita puntualmente e non con leggi ordinarie, regolamenti, direttive, ma con norme di rango costituzionale. Questo il significato primo della norma evocata. Il secondo è che non si CEDE sovranità che è una indivisibile innegoziabile ed è la prima risorsa del popolo (sovrano, per l’appunto). Si CONSENTE semplicemente di LIMITARE la sua applicazione in condizioni particolari e solo alla pari con gli altri e per ben specifici ordinamenti.

Non qualsiasi ordinamento sovranazionale, ma soltanto quelli che hanno per scopo pace e giustizia fra le nazioni (ONU per esempio) non dunque l’Unione Europea i cui fini economici in primis e poi politici non lo designano fra gli organismi deputati a finalità filantropiche. Men che meno la NATO, alleanza di guerra ancorché difensiva. Questo dice la Costituzione. Questo non può non sapere il suo massimo custode. Trarre conclusioni è semplice e ciascuno può trarle senza fatica. Anche per i tanti Primo Arcovazzi sparsi nel paese, nelle redazioni, nelle assemblee elettive nei sacrari della cultura.

Quello che succede è molto semplice ed è riassunto nel titolo di Repubblica del 2 giugnoLO SPETTRO DEL NON VOTO“. C’è nel Paese una classe dirigente che teme la sovranità popolare che potrebbe delegittimare l’intera sovrastruttura oggi al potere e in condizioni di privilegio diffuso grazie all’ affermarsi della postdemocrazia e delle sue logiche. C’è un popolo forse distratto e disincantato che però talvolta si è dimostrato indisponibile a farsi ammaliare .

Questa eventualità potrebbe essere prossima e il sesto senso del mondo di sopra fa sì che tutti, ma proprio tutti, scendano in campo e sparino le loro cartucce, ma proprio tutte. Così si assiste alle impuni dichiarazioni, alle difese di comodo, agli appelli: dal canto del popolo sovrano è da decidersi se stare con il prof Carmine Bonafè o con Primo Arcovazzi.

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