G7 in Italia: Biden e Zelensky firmano storico accordo di sicurezza

Redazione
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Joe Biden e Volodymyr Zelensky firmeranno un patto di sicurezza bilaterale durante il G7 in Italia, precisamente in Puglia. Questa partecipazione del leader ucraino, non ancora annunciata ufficialmente, sarà uno dei momenti più importanti del summit. L’accordo è il più significativo tra quelli che Kiev ha stretto con vari paesi della NATO, Italia inclusa, e prevede sostegno a lungo termine, addestramento militare, condivisione dell’intelligence e assistenza economica. Il Financial Times, autore dello scoop, riferisce che l’intento è anche quello di placare le tensioni tra Washington e Kiev, al loro punto più basso dall’inizio dell’invasione russa.

Motivo della tensione, il forfait di Biden

Il motivo principale di questa tensione è il forfait di Biden al summit per la pace organizzato dall’Ucraina in Svizzera il 15 e 16 giugno. Il presidente sarà invece a Hollywood per una raccolta fondi con star come George Clooney e Julia Roberts, e probabilmente sarà sostituito dal consigliere per la Sicurezza nazionale Jake Sullivan. “Non una decisione forte”, ha commentato Zelensky. “La sua assenza sarà solo una standing ovation personale a Putin”, ha accusato.

L’ufficio del presidente ha inviato un memo ai dirigenti governativi e ai parlamentari invitandoli a criticare e fare pressioni affinché sia Biden che il presidente cinese Xi Jinping partecipino al summit. “Se non vengono, qual è il loro vero interesse?”, si legge nella nota. “Siamo più distanti che mai da quando è iniziata la guerra. È una situazione molto, molto tesa”, ha confessato un alto funzionario governativo ucraino al FT.

Il summit di Lucerna rischia di diventare un flop se, oltre all’assenza dei due leader più potenti del mondo, ci saranno altre defezioni importanti, soprattutto tra i paesi del sud globale, mentre Mosca cerca di convincerli a disertare l’iniziativa. Ma l’assenza di Biden al vertice svizzero non è che uno dei molti punti di frizione con Washington e altri partner occidentali emersi dopo le crescenti difficoltà di Kiev a fronteggiare l’offensiva russa nel Donbass e ora anche a Kharkiv. Il cahiers de doléances è lungo.

Ci sono i sei mesi di ritardo con cui il Congresso USA ha approvato i nuovi aiuti per l’Ucraina, a causa del boicottaggio della fronda trumpiana. C’è la prevista mancanza di progressi sostanziali verso l’adesione alla NATO al vertice dell’Alleanza a Washington a metà luglio. E nella lista sono finite anche le preoccupazioni USA per gli attacchi a due radar del sistema nucleare russo, per la paura di un’escalation verso un conflitto con armi non convenzionali, e alle raffinerie di Mosca, per i timori di un aumento del prezzo globale della benzina a pochi mesi dalle presidenziali americane.

Altri punti di tensione sono le strategie divergenti su come definire la vittoria per Kiev e come ottenerla. Ma pure la decisione di Zelensky di licenziare dirigenti che avevano buoni rapporti con gli USA e l’Europa, come il comandante dell’esercito Valery Zaluzhny in febbraio e il ministro delle Infrastrutture Oleksandr Kubrakov questo mese. Ultimo, ma non meno importante, il veto americano all’uso di armi USA per colpire in territorio russo, anche se Biden sta riesaminando la posizione sotto la pressione di altri alleati importanti che hanno dato il loro disco verde.

Un alto dirigente ucraino ha confidato al FT che Zelensky è diventato “più emotivo e nervoso” per la situazione sul campo di battaglia e per quello che vede come il desiderio di Washington di avviare negoziati con la Russia, nonostante la Casa Bianca affermi pubblicamente che ogni decisione spetta a Kiev. C’è “paranoia”, ha riferito un altro dirigente di Kiev, per descrivere il sentimento all’interno dell’ufficio presidenziale. Qualcuno teme che Zelensky provochi apertamente la Casa Bianca, ricordando un motto americano: “Non mordere la mano che ti nutre”.

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